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La morte di don Galizia, alcuni testimoni: era teso

PALERMO. Le ultime persone che hanno visto don Franco Galizia, poco prima che si suicidasse, lo descrivono come "teso e preoccupato". Gli investigatori hanno ispezionato l'ufficio e la stanza in cui dormiva il sacerdote, presidente dell'Opera Don Orione di Palermo. Non sono stati trovati messaggi o lettere che lasciassero presagire un gesto estremo.
Per i fratelli del sacerdote, tuttavia, non si tratterebbe di suicidio. Don Franco, questa è la loro tesi, sarebbe precipitato dal decimo piano a causa di un malore. Neppure nella memoria del computer del sacerdote sono stati rinvenuti elementi utili alle indagini coordinate dal pubblico ministero Marcello Viola. Dalle testimonianze sono stati ricostruiti gli ultimi istanti di vita del religioso che ieri sera era ospite di una famiglia di amici che vive in un appartamento in via Don Orione. Si è alzato per affacciarsi al balcone e poi si sarebbe lanciato nel vuoto. Non è ancora chiaro se don Galizia fosse stato invitato a cena oppure se sia stato lui a bussare alla porta di casa senza preavviso. Se così fosse, il sacerdote potrebbe avere pianificato di togliersi la vita. La stanza dove viveva si trova, infatti, al primo piano, mentre il balcone da cui è precipitato si trova al decimo.
Intanto, i fratelli del sacerdote, Damiano e Tonino, rifiutano la tesi del suicidio: "Non si sarebbe mai ucciso - dice Damiano - era un uomo di chiesa fino in fondo. Sono sicuro che si è sentito male ed è caduto dal balcone. Non a caso nelle ultime due settimane era molto strano e pensieroso: aveva fatto degli esami di sangue da cui emergeva un alto tasso di glicemia e molto spesso non era lucido". "Mi hanno raccontato che la sera lo vedevano girare per le strade da solo senza una meta - precisa l'altro fratello Tonino - Molto spesso aveva anche dei vuoti di memoria. Non stava bene, chissà cosa è successo ieri sera".

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