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Palermo, proteste per il nuovo piano bus

All’indomani della presentazione del progetto dell’azienda e dell’amministrazione comunale che riduce le tratte percorse dagli autobus da 96 a 60, penalizzando nella maggior parte dei casi le periferie, le associazioni di categoria e i politici, di sinistra così come di destra, sollevano qualche dubbio sulla sua validità

PALERMO. Fronte unico e naso storto davanti al nuovo piano di riordino delle linee Amat in città. All’indomani della presentazione del progetto dell’azienda e dell’amministrazione comunale che riduce le tratte percorse dagli autobus da 96 a 60, penalizzando nella maggior parte dei casi le periferie, le associazioni di categoria e i politici, di sinistra così come di destra, sollevano qualche dubbio sulla sua validità. E puntano il dito contro dei tagli che rischiano di diventare «sociali». Primo fra tutti è il consigliere comunale del Pd, Davide Faraone, che ieri mattina è sceso in strada per ribadire il suo no: al capolinea di piazza Principe di Camporeale, insieme ad una trentina di persone, il politico ha fatto volantinaggio a bordo dei mezzi e fra la gente. «L’operazione messa in campo – spiega – è un taglio indiscriminato del 30 per cento del servizio offerto attualmente. Questa scure si abbatterà prevalentemente sulle periferie e anziani e studenti saranno lasciati a piedi. Così facendo i scoraggia l’utilizzo dei mezzi pubblici. Da quando amministra Cammarata gli autobus a Palermo sono passati da circa 480 a 220».


Non è solo l’opposizione, però, a dirsi perplessa: «Con il piano in questione – afferma il consigliere comunale del Pdl, Leopoldo Piampiano – si rischia di non garantire un’adeguata copertura nelle zone periferiche». Per Doriana Ribaudo, capogruppo del Pid: «Qualora il nuovo piano non dovesse essere condiviso o ritenuto all’altezza della nostra città, saremo i primi a non votarlo ma faremo una nostra proposta, mi auguro che Faraone faccia la sua». A rinforzare le fila di chi dice no al nuovo piano Amat arrivano anche le associazioni di categoria in difesa dei consumatori. Così, con dati alla mano Federconsumatori, al termine di un’indagine a bordo degli autobus Amat fatta a marzo dello scorso anno dalle 8.30 alle 19, ha accertato un tempo medio di attesa alla fermata di circa 21 minuti, con un minimo di cinque e un massimo di 46 minuti. «Dopo quasi un anno ben poco sembra essere cambiato – sottolinea il presidente regionale, Lillo Vizzini –, il tempo di attesa alla fermata è sempre alto per gli autobus che servono le periferie. Se con il piano di riassetto si ridurranno pure le linee – aggiunge –, la conseguenza sarà un’ulteriore penalizzazione di anziani e famiglie monoreddito che abitano nelle periferie».
Cambia l’associazione ma non la preoccupazione. «Taglieranno i cosiddetti rami secchi – fa notare il presidente di Adiconsum, Benedetto Romano –, ma chi dice che corrispondono alle periferie? Colpendo zone come quelle di Bonagia, Vergine Maria o Croce Verde Giardini, il rischio è di incappare in veri e propri tagli sociali».

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