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Bene confiscato da abbattere, l'impresa: non possiamo farlo

Il caso a Balestrate, in provincia di Palermo. La ditta aggiudicataria dell'appalto per la demolizione della struttura appartenuta al boss Luigi Mutari si tira indietro: "Impegnati in altri lavori"

BALESTRATE. «Non possiamo avviare il cantiere». Così la ditta Bagnato Angelo di Balestrate, aggiudicataria dell’appalto per la demolizione del bene confiscato al boss Luigi Mutari, giustifica ufficialmente l’impossibilità a procedere. Situazione che ad oggi non ha permesso al Comune di portare a termine l’impegno dell’abbattimento di un manufatto precario, e quindi non di pubblica utilità, che si trova tra la strada di accesso al porto ed il fiume. Episodio che tra l’altro si verifica in un momento molto delicato per il paese, colpito nel 2010 da una serie di attentati mafiosi proprio alle imprese. «Non ho alcuna prova, ma non mi meraviglierei - ammette il sindaco Tonino Palazzolo - se questa ditta si fosse ritirata a causa del clima di terrore che si è instaurato, tenuto conto anche dell’esiguità dell’appalto". «Tutto ciò - è sicuro il deputato regionale Salvino Caputo - è un segno della recrudescenza mafiosa nel territorio». Caputo ha anche inoltrato una nota all’Assindustria, con la quale chiede di verificare se questa impresa sia socia dell’associazione e di valutare la possibilità di applicare il loro codice deontologico al fine di estrometterla. Un iter di demolizione che era andato avanti speditamente, almeno sino a quando il Comune aveva deciso di indire l’appalto. Dalla consegna della proprietà al Comune all’ok alla demolizione da parte dell’Agenzia dei Beni confiscati. Poi il 14 dicembre l’appalto e da allora tanti solleciti del Comune e la risposta della ditta aggiudicataria: «Nostro malgrado non è possibile effettuare questi lavori - scrive il titolare dell’azienda - in quanto nel periodo intercorso all’aggiudicazione dell’appalto sono sopraggiunti dei lavori da espletare che non ci permettono di impegnare risorse per questo appalto».
Ma i giovani di «Fronte Antimafia» non ci vedono chiaro. Dopo aver appeso i manifesti antiracket e organizzato il corteo per la legalità, ora si dicono pronti a prendere in mano martelli e scavatori per demolire l’immobile: «Radere al suolo quella struttura è anche un gesto fortemente simbolico». «Il problema è in via di risoluzione - precisa il sindaco Tonino Palazzolo - in quanto l’ufficio tecnico, come prescritto dalla legge, ha proceduto allo scorrimento della graduatoria. Nel giro di qualche giorno contiamo di completare questa procedura e portare a termine la demolizione».

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