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Trattativa stato-mafia: Ciampi e Scalfaro interrogati a Roma

I due ex presidenti della Repubblica sono stati sentiti per quasi 4 ore dai pm di Palermo, Nino Di Matteo e Antonio Ingroia e dal procuratore Francesco Messineo anche sul 41 bis allora non rinnovato ai mafiosi

ROMA. La sostituzione di Nicolò Amato ai vertici del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, il mancato rinnovo del carcere duro per oltre 300 mafiosi, deciso dall'allora ministro della Giustizia, Giovanni Conso, le bombe del '93 e le ipotesi sulla loro origine fatte all'epoca.
Sono questi alcuni degli argomenti affrontati nel corso dell'interrogatorio degli ex presidenti della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi, assunti a sommarie informazioni dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Nino Di Matteo e Antonio Ingroia e dal procuratore Francesco Messineo. I due ex capi di Stato sono stati sentiti per quasi quattro ore a Palazzo Giustiniani, a Roma.
I pm, che indagano sulla trattativa tra Stato e mafia, hanno cominciato con l'interrogatorio di Scalfaro che, nel '92, quando il patto tra Cosa nostra e parte delle istituzioni sarebbe stato stretto, era Presidente della Repubblica. Poi è stata la volta di Ciampi, allora presidente del Consiglio: in particolare, i pm hanno approfondito quanto da lui dichiarato mesi fa in un'intervista. Ciampi è tornato a parlare degli attentati del luglio del 1993 a Milano e Roma e del timore che ebbe, che si fosse nell'imminenza di un colpo di Stato. Gli interrogatori di Ciampi e Scalfaro sono stati preceduti, ieri, da quelli di alcuni funzionari del Viminale e del Dap.

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