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"Informazioni ai boss", condannato ex poliziotto

Sono otto gli anni di carcere che dovrà scontare l'ex sovraintendente Vincenzo Di Blasi. A suo carico dichiarazioni di pentiti e diverse intercettazioni ambientali

PALERMO. Passava informazioni sulle indagini in corso alle cosche mafiose, in particolare a quella di Brancaccio: con l'accusa di concorso in associazione mafiosa il gup di Palermo ha condannato a 8 anni, in abbreviato, l'ex sovrintendente di polizia Vincenzo Di Blasi.
L'indagine, condotta dai pm Roberta Buzzolani e Francesca Mazzocco, ha dimostrato come almeno tre capimafia, Andrea Adamo, Ludovico Sansone e Tonino Lo Nigro, si siano dati alla latitanza, alla vigilia di blitz in cui sarebbero dovuti finire in carcere, grazie alle rivelazioni di Di Blasi. A carico dell'ex sovrintendente, nel frattempo andato in pensione, anche le dichiarazioni di alcuni pentiti e diverse intercettazioni ambientali.
"Qua ci sono 56 mandati di cattura. Capizzi più 55". Così il capomafia Ludovico Sansone svelava a un altro uomo d'onore, Giuseppe Scaduto, di avere appreso che a carico suo e di altri 55 mafiosi stava per essere emessa una maxi misura cautelare.
La conversazione è del 13 dicembre del 2008. Il blitz scattò il 16 dicembre e Sansone, allora, si era già reso irreperibile. L'intercettazione è finita agli atti del processo a Di Blasi che sarebbe stato, a dire della Procura, la "talpa" che aveva avvertito Sansone.
Di Blasi, dopo una serie di vicissitudini giudiziarie fatte di annullamenti di provvedimenti di carcerazione, è al momento detenuto.
Dei suoi possibili rapporti con i clan parlò all'inizio del 2000 già il pentito Francesco Onorato, ma gli elementi non furono ritenuti sufficienti per un processo. Il suo nome è tornato recentemente alla ribalta per il caso di Emanuele Piazza, ex collaboratore del Sisde e amico di Di Blasi. Piazza venne ucciso e sciolto nell'acido nel '90. Il fratello Gianmarco nei mesi scorsi ha presentato un esposto in procura in cui ha rivelato alcune confidenze fattegli da Emanuele sul fallito attentato all'Addaura a Falcone in cui, secondo la vittima,
"c'entrava la polizia". Gianmarco Piazza ha anche sostenuto di non avere parlato prima delle rivelazioni del fratello perché non si fidava di alcuni poliziotti e ha fatto esplicito riferimento proprio a Di Blasi.

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