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Omicidio Piazza, riapertura dell'indagine vicina

Dopo le nuove rivelazioni alla Procura di Palermo del fratello del collaboratore dei Servizi segreti ucciso dalla mafia nel 1990

PALERMO. La Procura di Palermo sta per riaprire l'indagine sulla morte dell'ex collaboratore dei Servizi segreti Emanuele Piazza, ucciso da un gruppo di killer mafiosi e sciolto nell'acido nel 1990. Le rivelazioni del fratello della vittima, Gianmarco, che ha presentato un esposto ai pm nelle scorse settimane indicando alcuni suoi dubbi sulla vicenda, sono confluite in un fascicolo di "atti relativi" aperto dai pm Nino Di Matteo e Francesco del Bene.    
Gianmarco Piazza oggi è stato sentito come persona informata sui fatti, non solo sul delitto del familiare e sull'assassinio dell'agente di polizia Antonino Agostino, ucciso nel 1989 insieme alla moglie, ma anche sul fallito attentato a Falcone all'Addaura. All'interrogatorio ha partecipato anche il procuratore aggiunto di Caltanissetta Nico Gozzo, che, sull'Addaura, ha riaperto le indagini. Confermando quanto scritto nell'esposto, Piazza ha ricordato che il fratello gli confidò che nella vicenda "c'entrava" la polizia.    
Ai pm che gli hanno chiesto perché non aveva mai parlato prima delle confidenze della vittima, Piazza ha risposto che non si fidava di alcuni investigatori come il vicequestore Saverio Montalbano e Vincenzo Di Blasi, amico di Emanuele, ora in carcere per concorso in associazione mafiosa. All'epoca delle indagini sull'omicidio dell'ex collaboratore del Sisde, che portarono al processo a carico dei sicari mafiosi, Di Blasi fu indagato per corruzione, poi la sua posizione venne archiviata. Secondo i pentiti, passava informazioni alle cosche. Accuse che poi hanno portato al suo arresto: per la Procura avrebbe consentito la fuga di boss come Ludovico Sansone e Andrea Adamo.

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