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Lo zio di Sara ritratta: nessuno stupro

Il legale di Michele Misseri: "Viveva accerchiato in un gineceo". Convalidato il fermo della figlia Sabrina

TARANTO. Per ora Sabrina resta in carcere.A pesare su di lei, nell'angusta cella della casa circondariale di Taranto dove è guardata a vista ventiquattro ore su ventiquattro, la terribile accusa di aver partecipato con il  padre-accusatore, e con un ruolo decisivo, al sequestro e  successivo strangolamento della cugina Sara. Quarta notte in cella, quindi, nonostante abbia dichiarato al gip Martino Rosati, durante l'udienza di convalida del fermo, la  sua completa estraneità al delitto e la follia di un padre che  l'ha coinvolta ingiustamente e immotivatamente in questa  vicenda. Il giudice ha sì convalidato il fermo disposto  venerdì scorso dalla procura ma si è riservato di decidere  entro quarantotto ore se emettere ordinanza di custodia cautelare o disporre la scarcerazione di Sabrina.     
La giornata, peraltro, si è chiusa con un nuovo clamoroso annuncio fatto dal legale di Michele Misseri. Il mio assistito -  ha anticipato Daniele Galoppa - non ha stuprato il cadavere di  Sara e vuole ritrattare questa dichiarazione. "Il povero Michele - aggiunge poi facendo la rappresentazione di un uomo completamente in balia delle donne - non contava nulla in casa  sua, viveva "accerchiato in un gineceo" e "non gestiva neppure  un centesimo". Due ore e mezzo di un serrato interrogatorio, nel corso del  quale sono state contestate a Sabrina le circostanze della chiamata in correità da parte del padre, non hanno per ora sciolto gli enigmi. Se la riserva di decisione del gip possa assegnare qualche punto a favore delle speranze di proscioglimento e di libertà di Sabrina è azzardato dirlo. Anche perché potrebbe significare l'esatto contrario, cioé che  il gip si è preso il massimo del tempo per motivare un  provvedimento di estrema gravità nei confronti della cugina di  Sara, come chiesto dalla procura.     
La versione integrale dell'articolo sul Giornale di Sicilia oggi in edicola.

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