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Il pronto soccorso per smaltire i rifiuti siciliani

Un piano della Regione prevede "trasferimenti temporanei" dalle aree al collasso a quelle che hanno ancora la possibilità di smaltire l'immondizia

PALERMO. Discariche sature o quasi in alcune province? I rifiuti siano allora trasferiti in altre aree della Sicilia, lì dove l’emergenza non ha ancora fatto capolino. Una sorta di soccorso, espressamente previsto dal piano varato dalla giunta guidata da Raffaele Lombardo come possibile soluzione a breve termine. Già, perché questa strada è prospettata tra quelle “da avviare con assoluta priorità” nelle more della realizzazione delle nuove discariche o degli ampliamenti di quelle esistenti degli ambiti provinciali di Palermo, Ragusa e Caltanissetta, vale a dire i territori dove l’emergenza rifiuti è più impellente. Secondo la Regione, quindi, possono essere previsti “sistemi temporanei di trasferimento dei rifiuti da un ambito provinciale ad uno o più ambiti provinciali dotati di capacità residue elevate”. Insomma, chi ha la possibilità di smaltire molti rifiuti potrebbe garantire soccorso a quelle tre aree più vicine al collasso. Certo, affinchè ciò possa avvenire il piani rifiuti pone dei paletti ben precisi: anzitutto “non devono essere provocati squilibri” nelle capacità residue degli ambiti che andrebbero ad accogliere gli altrui rifiuti. Inoltre c’è “da tener conto delle distanze, della viabilità e dei costi dei trasferimenti”: insomma, portare da un capo all’ altro della Sicilia montagne di rifiuti rischia di essere un salasso economico, quindi la Regione sottolinea che questa strategia va ponderata bene nel rapporto costo- beneficio. C’è poi un altro fattore da tenere in debito conto: nessuno, in Sicilia come altrove, gradisce l’immondizia altrui in casa propria. Il piano rifiuti, quindi, prevede espressamente che in “tale ipotesi di trasferimento da una provincia all’altra devono essere definiti ed adottati sistemi tariffari compensativi, che non penalizzino oltre misura gli utenti dell’ambito di partenza e che in qualche misura compensino i maggiori disagi ambientali per gli utenti degli ambiti di arrivo dei rifiuti”. Tutto ciò, appunto, ruota attorno alla già nota considerazione che l’emergenza rifiuti è contraddistinta da diversi livelli di gravità in giro per la Sicilia. Non a caso sempre il piano prevede la realizzazione di nuove discariche o l’ ampliamento di quelle esistenti “negli ambiti provinciali di Palermo, Ragusa e possibilmente di Caltanissetta” e questo “al fine di garantire una capacità residua di abbancamento minima di circa 36 mesi in tutti gli ambiti”. Inoltre è sottolineato che “un’accelerazione dei tempi di avvio dei sistemi di pretrattamento atti a ridurre la quantità di rifiuti afferenti in discarica, produrrebbe una mitigazione del problema, allungando il limite temporale di esaurimento”. Tuttavia, per nuove discariche ci vuole tempo. Ecco, quindi, la soluzione di emergenza: il trasferimento temporaneo, appunto, di rifiuti da una parte all’ altra della Sicilia. Una strategia che fa da pendant ad un’altra prospettata in casi estremi dalla giunta regionale: l’invio dell’immondizia- specie quella del Palermitano- a Brema e Rotterdam (destinazione i termovalorizzatori tedeschi) dopo averla imballata in speciali involucri e trasferita nell’area industriale di Termini Imerese.

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