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Carcasse di animali, emergenza a Palermo

Nella cella frigorifera del canile ce n'erano 96 fino a sabato. Stop alla rimozione nelle strade. Il responsabile : "Solo interventi tampone, mancano i fondi"

PALERMO. Novantasei carcasse di animali stipate in una cella frigorifera al canile municipale. Sono state rimosse soltanto sabato mattina ma resta l'emergenza. L'intervento di smaltimento, infatti, è stato solo un'operazione tampone. Occorre adesso affidare il servizio in maniera più stabile. E intanto il canile da due mesi ha dovuto negare anche all'Amia la possibilità di portare nella cella frigorifera di via Tiro a Segno gli animali morti recuperati per strada. Così come resta anche il disagio per i privati che da marzo scorso devono smaltire le carcasse a pagamento rivolgendosi a ditte specializzate.
La precedente rimozione delle carcasse al canile risale a luglio scorso. Era stata effettuata dalla "Ecorecuperi" di Caltanissetta che si era aggiudicata l'appalto. "C'era un fondo di 4 mila euro circa - spiega Angelo Zarcone, responsabile amministrativo del canile -, una somma che è bastata solo per tre interventi". A procedere allo svuotamento e alla bonifica del frigorifero sabato è stata la ditta Grasso di Palermo. "C'è stata una determinazione dirigenziale - chiarisce Zarcone - con la quale sono stati impegnati 1.110 euro. Un intervento straordinario che momentaneamente risolve il problema ma rischiamo di avere di nuovo il frigo pieno anche tra 15 giorni". La cella affollata inoltre comporta un malfunzionamento: vermi in quantità, troppi liquidi di decomposizione all'interno e in estate diverse volte è andata in tilt. "Per fortuna si è sempre spenta nelle ore di lavoro - aggiunge il responsabile - e ciò ci ha consentito di ripristinare immediatamente la corrente". Tra i 96 animali c'era davvero di tutto. Oltre a cani e gatti, gli operatori della Gesip hanno tirato fuori delle tartarughe congelate e un cucciolo di delfino che questa estate era stato trovato morto sulla spiaggia.
Gli operatori della Gesip sabato hanno partecipato all'operazione di svuotamento della cella, muniti di tute e mascherine. "Anche se sono ancora in stato di agitazione - chiarisce Zarcone - non si sono tirati indietro". La protesta per il riconoscimento delle mansioni e il pagamento delle indennità di reperibilità, continua, nonostante la Gesip abbia assicurato la liquidazione delle spettanze entro fine ottobre. "Prendiamo atto - dice Gianluca Colombino, segretario confederale Cisal - che l'azienda non ci ha ancora convocato". Nei giorni scorsi però il direttore generale di Gesip, Giacomo Palazzolo, ha dichiarato che sono in corso di valutazione provvedimenti disciplinari nei confronti dei lavoratori.

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