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Palermo, percolato a Bellolampo: "Le acque sono avvelenate"

L'allarme arriva dai pm. Gli inquirenti stanno valutando se contestare un'ipotesi di reato più grave a Cammarata e all'Amia

PALERMO. L’ipotesi dell’avvelenamento delle acque si fa sempre più concreta: i consulenti depositano la perizia in Procura e affermano a chiare lettere che i pozzi Celona e Bordonaro sono inquinati («permeati») dalla discarica di Bellolampo. Perché c’è compatibilità e «omogeneità» tra le percentuali dei componenti del percolato e quelle delle sostanze individuate nei pozzi. E perché non ci sono altri possibili fattori di contaminazione tra la discarica, che è a monte, e i pozzi, che sono a valle. La Procura valuta adesso la situazione. Potrebbe ipotizzare il reato di avvelenamento, previsto dall’articolo 439 del codice penale: la pena base è di 15 anni, l’arresto è obbligatorio in flagranza di reato e la competenza è della Corte d’assise. Si tratta di una fattispecie molto grave, ancora più di quella già formulata, il disastro doloso, punito con una pena fino a 12 anni e già contestato a Cammarata e ad altre 12 persone, dirigenti e amministratori, ex o in carica, dell’Amia. In materia di ambiente le norme sono molto severe e sono state inasprite per volontà del governo Berlusconi. Ulteriori approfondimenti nell'edizione cartacea del Giornale di Sicilia, in edicola oggi 13 luglio 2010, nell'articolo a firma di Riccardo Arena. 

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