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Inchiesta di Catania, il fratello di Lombardo: i pm mi ascoltino

Angelo, deputato nazionale del Mpa, parla di aggressioni mediatiche nei suoi confronti. “Mai ricevuto aggressioni né altro. Adesso voglio solo chiarire”

PALERMO. "Da un mese e mezzo sono oggetto di un'aggressione mediatica (che ha più registi e un vero destinatario facilmente intuibile) nella quale si afferma, tra l'altro, che io sarei indagato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Procura  di Catania e, addirittura, sarei destinatario di un'imminente richiesta - al Parlamento di cui faccio parte - di una autorizzazione all'arresto. Sino a oggi, consapevole di non essere io il reale obiettivo della campagna di stampa e sicuro del fatto che la verità giudiziaria, che sembrava prossima, avrebbe fatto giustizia delle menzogne scritte su di me, ho preferito tacere e restare nell'ombra". Lo scrive in una nota il deputato Mpa Angelo Lombardo, fratello del presidente della Regione siciliana, Raffaele, coinvolto nell'inchiesta su mafia e politica della procura catanese.
"Ho già chiesto - aggiunge - di essere sentito dal Procuratore di Catania, al quale ribadirò la mia assoluta estraneità a qualsiasi fatto delittuoso".  Angelo Lombardo dice di non avere mai ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria; di non conoscere Vincenzo Aiello, presunto boss mafioso catanese, né di aver avuto rapporti con suoi accoliti; di non aver mai avuto un autista personale; di non essere mai stato vittima di pestaggi o di aggressioni fisiche, così com'è trapelato da indiscrezioni sull'inchiesta catanese.
"I magistrati potranno verificare - scrive - ascoltando i medici e gli infermieri dell'ospedale Cannizzaro - dove sono stato ricoverato nel febbraio 2007 e nel maggio 2008 - che la ragione della degenza è stata, in entrambi i casi, soltanto una preoccupante crisi ipertensiva. Un fatto curioso in occasione del secondo ricovero è in effetti, però, avvenuto. Il direttore sanitario, venutomi a trovare in visita di cortesia, mi ha riferito di aver ricevuto una telefonata dal senatore Giuseppe Firrarello, che si interessava alla mia salute e gli chiedeva se io presentassi tumefazioni o abrasioni".
" È vero - conclude - che uno dei computer della mia segreteria è stato oggetto nel 2008 di un'incursione informatica. Il fatto è già stato oggetto di indagini da parte dell'autorità giudiziaria. Chiedo di essere messo in condizione al più presto di poter chiarire, in maniera puntuale e definitiva, l'assoluta correttezza del mio operato".

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