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La nube dall'Islanda e le disavventure dei siciliani in partenza

Studenti in gita che dovranno posticipare il rientro, giovani costretti a spostare il colloquio di lavoro, ma anche irriducibili tifosi che scelgono di muoversi in macchina pur di vedere una partita. Tante le storie di chi nell'Isola è stato fermato dal fumo del vulcano

PALERMO. Sotto quell’enorme nube fuoriuscita da un vulcano islandese dal nome assolutamente impronunciabile per chiunque non sia del posto, ci si ritrovano un po’ tutti i viaggiatori d’Europa: dallo studente all’imprenditore, dal pilota di formula uno ricco e famoso all’operaio che torna in fabbrica dopo le vacanze di Pasqua. Il tutto sa un po’ di fantozziano, a dire il vero: il ragioniere più famoso d’Italia la nuvoletta dispettosa l’aveva sempre sopra la testa e, alla fine, ci si era pure rassegnato. Cosa che, per un motivo o per l’altro , chi in queste ore ha la sfortuna di trovarsi fermo negli aeroporti di tutta Europa e nel mondo non sembra proprio disposto a fare.

Tra il marasma di storie e di situazioni oggettive e soggettive (perché di egoismo si vive, e in queste situazione più che nelle altre) ci sono anche, e ci mancherebbe altro, i siciliani. Ragazzi in gita che hanno visto loro malgrado prolungato il soggiorno (e la cosa sembra avere toni tutt’altro che drammatici…), persone che non hanno potuto sostenere il colloquio di lavoro perché non hanno potuto raggiungere l’agognata meta, studenti che dovevano andare a Madrid per informarsi sul proprio futuro universitario, lavoratori che hanno studiato percorsi e soluzioni che dire alternative è dire poco. Alla fine è solo una goccia nell’oceano. O volendo essere cattivi, una nube nel cielo.

La gita a Praga, per gli studenti del liceo Alessandro Manzoni di Mistretta, doveva finire ieri, con il rientro a casa e il loro bagaglio pieno di storie da raccontare e da incorniciare nell’album. O su Facebook. La nube ha cambiato il corso delle cose: niente ritorno, si resta lì almeno per altri due giorni. L’albergo ceco, capita la situazione, si è accordato e ha fatto a tutti loro un prezzo di favore veramente speciale. Dunque, niente bivacchi in aeroporto, brandine di emergenza o disperazione al check-in. Il divertimento continua, come spiegano due studenti, Stefania Arrigo e Antonello Ganguzza: “Alla fine l’abbiamo presa un po’ a ridere – dicono –. All’inizio c’era un po’ di preoccupazione per dove saremmo stati, però dopo l’organizzazione ha funzionato. Ci avevano proposto di prendere il pullman per tornare in Italia, ma vuoi per i costi vuoi per la sfacchinata, noi e i professori abbiamo deciso di restare qui e di aspettare. Secondo le ultime informazioni dovremmo tornare mercoledì, ma per noi non c’è alcun problema, anzi!”, ridono. Altre scuole italiane a Praga hanno preso decisioni diverse, spiegano ancora i due studenti: “Un liceo di Agrigento alla fine ha affittato un autobus per tornare, ma loro erano qui da 4 giorni oltre la fine prevista per la loro gita”. Anche una scuola di Palermo non ha voluto saperne di restare in loco, a Firenze. Aeroporto chiuso nel capoluogo toscano e niente volo. No problem, autobus fino a Genova e poi ritorno in nave.

Più faticoso il rientro alla base per i 46 studenti del Liceo artistico di Catania Emilio Greco, che, ospiti a Praga per un viaggio di istruzione, stanno tornando a casa partiti con 2 giorni di ritardo, grazie a diversi mezzi di trasporto e sulle spalle quasi 30 ore di viaggio, ritardi ferroviari compresi. Stanchi, ma sereni e impazienti di riabbracciare i genitori, raccontano la loro avventura mentre sono ancora sull'Eurostar che li sta riportando a casa. Partiti in pullman alle 22 di ieri da Praga, arrivati a Venezia alle 10 di stamani, hanno preso l'Eurostar alle 16 che li porterà a Roma alle 20 per ripartire alle 21 col treno che finalmente li farà arrivare a casa a Catania. "Un viaggio che rimarrà nella storia" è il commento di Gaia, una delle studentesse della V liceo, che aggiunge: "i nostri professori sono stati veramente molto in gamba, ci hanno assistiti in tutto". Ma le complicazioni sembrano non finire mai perché, mentre raccontano la loro avventura, il treno si ferma poco dopo Rovigo: "guasto alla linea" recita la voce dell'altoparlante.

Gli studenti del liceo linguistico Kennedy di Ispica, in provincia di Ragusa, a Londra in gita scolastica, sono ancora bloccati nella capitale britannica sempre per l'emergenza del vulcano islandese. La soluzione individuata sabato di ricorrere subito a un pullman è stata bloccata dall'ambasciata italiana di Londra per il troppo congestionamento del tunnel della Manica. Nelle ultime ore è stata presa la decisione che se gli aeroporti inglesi non dovessero riaprire domani, gli studenti si metteranno in viaggio martedì in pullman, a spese della Provincia, per raggiungere Napoli, dove si imbarcheranno su una nave.

Francesco Di Reto doveva andare a Torino per un colloquio di lavoro. Sembrava che dovesse esserci la riapertura degli aeroporti, sembrava che la situazione stesse migliorando. Sembrava. Fino a questa mattina, quando si è bloccato tutto. Di nuovo. Il traffico nel cielo, sembra un paradosso. “Alla fine è mancata anche un po’ di organizzazione da parte mia – dice – però quando sono andato in stazione c’era veramente una fila incredibile, ed era tutto occupato. Ero fiducioso, le notizie sembravano portare all’ottimismo e ho aspettato. E sono rimasto fregato. In questi casi la confusione è sempre tanta”. E il colloquio? “Per fortuna hanno capito – continua – lo potrò fare più in là. Almeno spero…”.

Laura Marullo doveva andare in Spagna per questioni universitarie. Partenza fissata venerdì, tutto sembrava pronto. Purtroppo per lei, lo era anche la nube. “Dovevo andarci con un’amica e i nostri rispettivi padri – dice –, ma ci hanno detto che era impossibile viaggiare a causa del vulcano. Niente Spagna dunque, e niente visita all’università di Madrid”.

La Penisola iberica sarà lontana e quindi l’organizzazione è un po’ più complicata, ma c’è chi per andare a Milano non è andato molto per il sottile. Anche perché c’è un Inter – Barcelona che non può aspettare.  “Appena ho saputo che non c’era possibilità di prendere il volo – dice Francesco Di Stefano – ho guardato mio fratello, che era con me. Siamo tornati al parcheggio, abbiamo preso la macchina e siamo partiti. Adesso stiamo traghettando, speriamo ne valga la pena”. La Salerno-Reggio Calabria li aspetta. E di certo non sarà una passeggiata. Come quella di una nuvola.

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