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Mafia, sequestrati beni per 4 milioni di euro ad ex assessore di Paternò

Si tratta di Carmelo Frisenna, arrestato nel 2008 nell'ambito dell'operazione "Padrini" contro 24 presunti appartenenti alla cosca Santapaola-Ercolano

PATERNO'. Beni per un valore complessivo stimato in 4 milioni di euro, ritenuti riconducibili all'ex assessore ai Servizi sociali del Comune di Paternò, Carmelo Frisenna, 39 anni, sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia di Catania. Frisenna, primo dei non eletti di Forza Italia alle amministrative del paese del Catanese del 2007, è stato arrestato il 27 novembre del 2008 nell'ambito dell'operazione "Padrini" contro 24 presunti appartenenti alla cosca mafiosa Santapaola-Ercolano.
Tra i beni sequestrati della Dia ci sono due società di capitali e una cooperativa del settore della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli immobili, terreni, automezzi e disponibilità bancarie. Secondo le accuse mosse dalla Dna e dalla Procura di Catania, che ne chiesero e ottennero l'arresto, Frisenna era "strutturalmente e organicamente inserito nel clan" Santapaola-Ercolano e "rappresentava un avamposto dell'organizzazione all'interno dell'amministrazione comunale".

Le indagini di natura economico-finanziaria e patrimoniale della Direzione investigativa antimafia, effettuate tra il 1996 e il 2010, hanno puntato a capire la capacità di reddito di
Frisenna e del suo nucleo familiare, accertando una notevole sperequazione tra quello dichiarato e il patrimonio posseduto. L'inchiesta Padrini fu coordinata dal procuratore capo
Vincenzo D'Agata, dall'ex aggiunto Giuseppe Gennaro e dall'allora sostituto della Direzione nazionale antimafia Carmelo Petralia.
Secondo l'accusa l'ex assessore era "un riferimento strategico nel settore dei pubblici incanti" e "il tramite con i responsabili di altri settori delle autonomie locali su cui la cosca intendeva speculare". "La prova dell'appartenenza organica di Frisenna alla famiglia etnea di Cosa nostra", si sostenne al momento del suo arresto da parte della Procura, si "coglie dai diretti e reiterati incontri con il reggente, all'epoca dei fatti, dell'intera organizzazione: Angelo Santapaola, cugino del boss Benedetto", ucciso nel 2007 dal suo stesso gruppo.

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