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Mafia, sequestrati due milioni di euro a Prisinzano

L'imprenditore secondo l'accusa avrebbe fatto parte di Cosa Nostra, favorendo con la sua attività nei trasporti varie famiglie delle Madonie

Palermo. Beni per 2 milioni di euro sono stati confiscati all'imprenditore Angelo Prisinzano, 53 anni, dai finanzieri del Gico di Palermo.  Il provvedimento ha interessato anche quattro aziende, sei terreni, appartamenti, auto, motocicli, camion, rimorchi e mezzi agricoli, conti correnti e polize vita.  Prisinzano è accusato di aver fatto parte a Cosa Nostra, insieme a Bernando Provenzano, Antonino Giuffrè e Domenico e Rodolfo Virga, mettendo a disposizione dell’organizzazione criminale, in particolare dei capi mafia di Polizzi Generosa, Antonio e Saverio Maranto, la sua attività imprenditoriale nel settore dei trasporti, fornendo automezzi destinati a consentire agli stessi Maranto  di attuare il controllo ed il condizionamento mafioso delle attività economiche sul territorio, nel settore delle forniture e del trasporto di materiali inerti.
L’appartenenza di Prisinzano ed in particolare, la vicinanza dello stesso ai rappresentanti del mandamento di San Mauro Castelverde, operante nel territorio delle Madonie, è  emersa anche dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè, il quale lo ha indicato come imprenditore vicino ai Maranto ed appartenenti alla famiglia mafiosa di Palermo - Brancaccio. Prosinzano ha  iniziato la sua attività imprenditoriale nel 1980, a soli ventitre anni, con la costituzione di una ditta individuale di autotrasporti con sede in Castelbuono, con venti dipendenti.  Nel corso degli anni, ha accresciuto notevolmente la propria capacità imprenditoriale, intrattenendo frequenti rapporti, soprattutto di ordine economico-affaristico, con importanti esponenti del di San Mauro di Castelverde. La ditta individuale, già dopo brevissimo tempo, poteva contare su un considerevole patrimonio, che le permetteva di attraversare indenne qualsiasi periodo di crisi economica nel settore dei trasporti e nel mondo imprenditoriale siciliano in genere, e porsi attualmente come una delle imprese di autotrasporti più significative della provincia di Palermo, con interessi commerciali anche a livello internazionale.
“Braccio armato” di Prisinzano era il suo impiegato con mansioni di autista Giovanni Durante, in carcere per un traffico di stupefacenti tra Spagna, Olanda e Italia che vedeva coinvolti anche importanti esponenti della famiglia di Brancaccio e della 'Ndrangheta. Sono emersi, inoltre, rapporti con esponenti della famiglia mafiosa di Collesano . Il 2 novembre 2006 Prisinzano e' stato condannato a 4 anni di reclusione, quale esponente della famiglia mafiosa di Castelbuono, per la quale ha gestito gli affari delle cosche delle Madonie e controllato il racket delle estorsioni.

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