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Mafia, appalti: 8 assolti in appello, tra questi Provenzano

Il processo denominato 'Trash', nato da un'indagine della dda di Palermo che, 12 anni fa, portò in carcere politici, imprenditori e amministratori pubblici, accusati di mafia, bancarotta fraudolenta e corruzione

Palermo. Otto assoluzioni, otto dichiarazioni di prescrizione e pene ridotte per quattro imputati: è la conclusione, in appello, del processo denominato 'Trash', nato da un'indagine della dda di Palermo che, 12 anni fa, portò in carcere politici, imprenditori e amministratori pubblici, accusati di mafia, bancarotta fraudolenta e corruzione. Tra gli assolti anche l'imprenditore Romano Tronci, in primo grado condannato a 10 anni, il cavaliere del lavoro di Catania

Paquale Costanzo e il boss Bernardo Provenzano, che avevano avuto 4 anni, e l'ex deputato regionale democristiano Franz Gorgone, condannato dal tribunale a 4 anni e sei mesi. Al centro del dibattimento la presunta illecita gestione, pilotata dalla mafia, di una serie di appalti della Provincia e del Comune di Palermo. La sentenza, emessa dalla quinta
sezione della Corte d'appello di Palermo, dopo sette ore di camera di consiglio, ha quasi del tutto ribaltato il verdetto di primo grado. Gli altri assolti sono Salvatore Biancorosso, Gaetano Traficante, Mario D'Acquisto (ex segretario di Gorgone ed omonimo dell'ex presidente della Regione Sicilia) e Francesco Martello.  Confermate poi le dichiarazioni di intervenuta prescrizione nei confronti di altri otto imputati, che pure avevano chiesto l'assoluzione nel merito. Fra di loro l'ex presidente della Provincia di Palermo Mimmo Di Benedetto, Giuseppe Costanzo, Leonardo Buffa, Liborio Muscaglione, Alessandro Scaffidi Abbate, Gaspare Valenti, Ernesto Calabrese, Filippo Vittorio Urzì. La sentenza ha riformato anche le uniche 4 condanne. Ridotte infatti le pene stabilite per Antonino Biancorosso e Francesco Costanza, condannati a tre anni e otto mesi, Corrado Milazzo e
Francesco Paolo Romano, che hanno avuto tre anni e sei mesi.  L'inchiesta 'Trash', così chiamata perché nel mirino degli inquirenti erano finiti anche alcuni appalti sullo smaltimento dei rifiuti a Palermo, risale al 1996. Gli arresti furono eseguiti nel 1998, la sentenza di primo grado arrivò nove anni dopo.

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