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Fragalà: amici, colleghi e parenti in lacrime alla Camera ardente

Il dolore attorno al feretro del penalista morto dopo tre giorni di coma per l'aggressione subita davanti al suo studio. Il pianto della figlia Marzia

Palermo. Ore 16. Scortato dalle motociclette della polizia municipale, il feretro di Enzo Fragalà si ferma davanti all’ingresso posteriore del tribunale. Ad attenderlo sulle scale vi sono dodici avvocati in toga, dodici uomini con le labbra serrate dalla rabbia e dal dolore. Sono Enrico Sanseverino, il presidente dell’ordine degli avvocati, Roberto Tricoli, il presidente della camera penale, ed altri colleghi di Enzo, compagni di carriera, amici di sempre. Nel cortile antistante la calca di parenti, amici, semplici cittadini, si raccoglie a semicerchio attorno al carro funebre. Cala il silenzio. Si fa lungo, pesante. È il tempo che scandisce l’orrore di una morte innaturale. Che non si vuole accettare, come non lo fa il pianto disperato di Stefano Santoro, che lacera il silenzio. Santoro è una delle dodici toghe che accolgono Enzo. Si copre il viso, viene sorretto, ma poi  riprende le forze perché insieme ai suoi colleghi deve portare sulla spalla la bara verso il cuore del palazzo di giustizia, l’atrio, allestito a camera ardente. L’ambiente è gremito di  toghe, avvocati, magistrati, giudici, solo a loro inizialmente è consentito di rendere l’omaggio, mentre la folla è tenuta dai carabinieri fuori all’ingresso. In fila a turno si chinano sulla bara, qualcuno la bacia, qualcuno fa un cenno. Poi a turno si mettono a fare il picchetto che durerà fino al giorno dei funerali.
Ad iniziare il turn over sono Sanseverino e Tricoli. Di nuovo è il silenzio a riempiere l’ambiente. Questa volta però a romperlo è il sorriso di Enzo. La sua vitalità, la sua allegria. Sorride mentre salta una staccionata in groppa al suo cavallo, brinda ad una tavolata con gli amici, spensierato saluta seduto su una tovaglia a quadretti verde allestita a pic nic, in posa da turista in una strada di qualche capitale europea, mentre si accinge a fare un passo di valzer. Sono i capitoli felici catturati da un obiettivo, di un padre, di un marito, di un amico, che scorrono su un maxi schermo posto come sfondo dietro la bara. “Era allegro. Prendeva tutto con il sorriso”, dice con gli occhi rossi dal pianto una giovane avvocatessa che lo ha affiancato nel suo studio. “Ci ha insegnato ad essere liberi, ad affrontare questo lavoro divertendoci. Ci diceva che questo è il lavoro più bello del mondo”, poi si ferma con la voce rotta dalla commozione, mentre le labbra ricordano il suo capo proprio con il sorriso. Tutti lo ricordano così, mentre il flusso di persone venuto a dargli l’ultimo saluto continua ad aumentare. Per il carisma che lo caratterizzava. “Ci chiamavano i Fragalini”, dice un suo vecchio collega che ha lavorato con lui per dieci anni. Come grande amico lo ricorda un avvocato civilista, la compagna dell'avvocato Giuseppe Di Peri: “Non si arrabbiava mai, non l’ho mai visto perdere le staffe”. E prosegue: “Eravamo grandi amici. Era una persona straordinaria, sempre con il sorriso sulla labbra, brillante, stravagante. Una persona positiva, amava salutare le persone dicendo ‘Complimenti!’. Era la sua tipica frase. Era amato da tutti. Per questo fa ancora più rabbia la sua scomparsa, e ancora di più la modalità dell’omicidio”. E la prima risposta a questa barbarie che ha fatto saltare gli schemi è  stata data scegliendo come camera ardente l’atrio del palazzo di giustizia. Come conferma l’avvocatessa, è stata una volontà espressa da tutti i colleghi. Ma una risposta sembra invece ancora cercarla la figlia, “Marzietta la principessa” come la chiamava il papà. Si abbandona compita sulla poltrona posta alla destra della bara. Piange dimessa, in silenzio, mentre guarda il suo papà scuotendo debolmente la testa. Chi dovrà trovare la risposta invece è il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Giunto a dare il suo saluto non solo come istituzione ma come uomo. Addolorato si ferma davanti al feretro per tre lunghi minuti, assorto, preoccupato. Lunedì, il giorno dei funerali, a Palermo sarà lutto cittadino.

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