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Guajana: se potessi tornare indietro continuerei a non pagare il pizzo

L'imprenditore, vittima del racket: "Piegarsi alle estorsioni è contro i miei principi e contro la religione cristiana"

"Se potessi tornare indietro rifarei tutto quello che ho fatto non una, ma altre mille volte, perché pagare il pizzo è contro i miei principi e contro la religione cristiana in cui credo. Indipendentemente dall'esito del processo non ho alcun ripensamento". Non fa passi indietro Rodolfo Guajana, l'imprenditore vittima del racket, parte civile al processo Addiopizzo che, ieri, però, ha visto assolti quattro, tra boss e gregari, accusati dell'estorsione e del danneggiamento da lui subiti. I giudici, infatti, hanno ritenuto non responsabili del taglieggiamento sia i capimafia Massimo Troia, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, che il presunto esecutore dell'attentato Vittorio Bonura. Per l'estorsione, invece, era stato condannato a 16 anni in abbreviato il boss Giancarlo Seidita. "Un cristiano non può pagare il pizzo visto che col ricavato del racket la mafia compra armi e droga", ha spiegato. "Io comunque - ha aggiunto - non ho animosità verso chi mi ha taglieggiato. Li ho perdonati anche se ho ritenuto giusto costituirmi parte civile per dare un segnale e dimostrare che non ho paura e devolverei le somme che mi fossero riconosciute in beneficenza". Guajana ha poi rivolto un appello allo Stato perché "non si limiti all'azione repressiva, ma dia a chi ha bisogno una chance di lavoro. Solo così si toglie la manovalanza alla mafia"

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