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Mannino: Falcone temeva intese con i servizi segreti

Il parlamentare: mi disse che era preoccupato per le possibili convergenze tra Cosa nostra e “007” non italiani

Palermo. "Incontrai Giovanni Falcone a fine settembre '91. Mi disse che era preoccupato per le possibili convergenze tra Cosa nostra e servizi segreti non italiani, che avrebbero provocato uno scossone, un terremoto nel Paese”. L'ha rivelato l'ex ministro democristiano Calogero Mannino, intervistato da Maria Latella su Sky Tg 24.
Mannino, assolto il 14 novembre in Cassazione dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, dopo un processo durato 17 anni, ha aggiunto che quella con Falcone fu "una conversazione privata, che si ripeté alla presenza di Peppino Gargani". "Del contenuto di quel colloquio - ha aggiunto - parlai allora con il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, con il presidente del Consiglio Giulio Andreotti e con il capo della Polizia Vincenzo Parisi. Fui ascoltato, ma nessuno era in grado di valutare quell'intuizione di Falcone".
L'ex ministro, ora deputato nazionale dell'Udc, ha anche aggiunto che il magistrato ucciso a Capaci lo aveva sollecitato ad accettare l'incarico di commissario della Dc in Sicilia: "Mi disse - ha detto - che era importante che i partiti politici non si dividessero e facessero contro la mafia quello che avevano fatto contro il terrorismo".

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