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Juve, Agnelli: "Il futuro bianconero è Dybala-Morata"

Il presidente bianconero fa un bilancio della stagione dopo la fina di Champions persa

Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli

TORINO. «Abbiamo chiuso un anno che ci rende estremanente orgogliosi». Per la Juve è tempo di bilanci e a due giorni dalla finale persa a Berlino contro il Barcellona Andrea Agnelli si guarda indietro e non può non essere soddisfatto.

«Usciamo con delle sensazioni miste dalla partita di Berlino - spiega - È chiaro che quando uno gioca una finale di Champions la gioca per vincerla. Quando penso alla storia europea della Juventus, penso che la dimensione sia tornata quella che tutti quanti noi ci auspichiamo. Oggi abbiamo il maggior numero di finali perse ma intanto in finale ci siamo andati e questo conta. Non è la partita dell'altro ieri che ci deve lasciare rammarico per il risultato ottenuto, ma la prestazione della squadra a Berlino è un ottimo punto di partenza per il futuro, seguita a un percorso importante».

Agnelli però mette in chiaro una cosa: «non dobbiamo pensare che, siccome Milano è più vicina, giocheremo la prossima finale di Champions. È durissimo per tutti, tutti gli anni le finaliste cambiano». Il presidente bianconero sa che «ci vuole consolidamento» a livello europeo ma chiede per il prossimo anno «una maturazione, affrontare una fase a gironi con maggiore consapevolezza e con la speranza che alla quarta-quinta giornata siamo già agli ottavi». Del resto, «con 315 milioni di euro di fatturato possiamo affrontare le grandi potenze europee sul campo e il punto è saper gestire bene la nostra potenza di fuoco».  «Abbiamo vinto la decima Coppa Italia e il 33esimo scudetto, una stagione straordinaria che ci deve rendere tutti orgogliosi di quello che abbiamo fatto», insiste Agnelli, che riserva un plauso speciale a Massimiliano Allegri, «che è entrato in punta di piedi e si è inserito in maniera impeccabile, riuscendo a entrare in sintonia con una squadra che era già molto forte. Ha avuto coraggio nell'accettare la guida della Juve in un momento difficile, che ha messo all'inizio enorme pressione sulla guida tecnica, ma si è inserito in maniera perfetta nei nostri meccanismi e i risultati che ha ottenuto sotto gli occhi di tutti». «Siamo un tutt'uno, tutti utili e nessuno indispensabile, è il gruppo che fa la differenza», ha detto ancora il presidente bianconero, per il quale è «un privilegio guidare un vero e proprio gruppo di leader, ognuno grande professionista delle proprie aree, dei propri settori. Il mio compito è garantire ora la continuità della crescita e delle prestazioni della squadra».

Per quanto riguarda le prossime mosse di mercato, «Marotta e i suoi collaboratori sapranno sicuramente prendere le scelte migliori per continuare questo percorso di crescita. C'è la massima fiducia nell'operato di Marotta e dei suoi collaboratori. Morata, Pereyra, Rugani, Dybala, abbiamo giocatori che stanno crescendo - ha ricordato - Il giocatore più determinante in questa Champions è stato Morata, sono loro i primi a garantire la continuità della prestazione sportiva». Ma oltre a fare un bilancio della stagione bianconera, Agnelli ha allargato il discorso al calcio italiano.  «La finale della Juve in Champions e la semifinale di Europa League di Napoli e Fiorentina non sono successi del calcio italiano ma di tre società che hanno saputo lavorare bene sul campo - precisa - Non è grazie al sistema calcio Italia che la Juve è andata in finale o Napoli e Fiorentina in semifinale ma sono le tre società che hanno gestito molto bene un anno». E se da un lato definisce «giusta l'idea del calcio ai calciatori. Sono convinto che le associazioni dei club vadano affidate agli imprenditori, quelle istituzionali ai calciatori», dall'altro sottolinea che in Italia «mancano gli impianti ma anche un vero progetto sportivo da parte della Federazione, con vere e proprie missioni per il calcio professionistico. Non c'è un vero progetto sportivo, mi chiedo qual è il ruolo della Lega Pro, della Lega di B e della Lega di A nel sistema calcio. Se il calcio italiano vuole tornare ad avere un ruolo primario a livello internazionale, serve un percorso di medio-lungo termine, di 5-10 anni - ha aggiunto - Nessuno ha la bacchetta la magica, serve una condivisione da parte di tutti gli stakeholder e capire come si vuole uscire da questa situazione». Una battuta infine su calciopoli e l'indennizzo chiesto alla Figc («su questo tema la mia posizione è la medesima di quella che ho preso in passato») e una sulla Fifa: «In questo momento è assolutamente prematuro fare qualsiasi di tipo di commento sulla portata degli avvenimenti, ogni giorno abbiamo qualcosa di nuovo che emerge e quindi dovremo fare una valutazione fra qualche mese per avere un quadre chiaro della portata di quanto sta emergendo. Sicuramente oggi non dà una grande immagine del calcio».

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