
La chiamata dell’Italia era arrivata dopo il trionfo a Napoli. Sull’onda di quell’entusiasmo un’altra carica adrenalinica a cui non si poteva dire di no: ma le farfalle nello stomaco si sono sentite poco, perché l’avventura di Luciano Spalletti in azzurro dopo neanche due anni finisce. E nemmeno troppo bene. E’ la storia di un amore mai davvero nato quello tra il tecnico di Certaldo, classe ‘59, e la nazionale: chiamato nell’agosto 2023 dopo l’addio di Roberto Mancini, Spalletti ha messo insieme 23 panchine con la Nazionale - quella di domani con la Moldavia sarà la 24/a - con un bilancio di undici vittorie, sei pareggi e sei sconfitte. Paga con l’esonero quella più pesante: il 3-0 a Oslo con la Norvegia, che complica la qualificazione ai mondiali 2026. Due anni sulle montagne russe, in cui il lampo è mancato e il flop europeo ha fatto il resto.
L’esordio in azzurro è datato 9 settembre 2023 a Skopje in casa della Macedonia del Nord (qualificazioni a Euro 2024): solo un pari 1-1. Poi le vittorie con Ucraina e Malta, seguita dalla prima sconfitta (il 17 ottobre) con l’Inghilterra (2-1). Lo 0-0 poi con l’Ucraina vale la qualificazione a Euro 2024, in programma in Germania. Il torneo continentale è stato decisamente più croce che delizia, segnando la prima crisi dell’era del ct toscano. La vittoria 2-1 in rimonta sull’Albania passata in vantaggio con un gol lampo non aveva inaugurato il torneo sotto i migliori auspici. Poi sono arrivate la sconfitta con la Spagna e il pari con la Croazia. Azzurri agli ottavi, dove però sono eliminati dalla Svizzera: 2-0 degli elvetici e primi malumori nello spogliatoio
L’eliminazione però non aveva portato all’addio: in quell’occasione il presidente della Figc, Gabriele Gravina, aveva ribadito fiducia nel ct e nel progetto. La reazione arriva con la vittoria sulla Francia, nella prima gara del girone di Nations League: l’Italia cambia, schierata con la difesa a 3 e sembra aver ritrovato linfa e motivazioni nuove. Ed ecco i due più scontati successi con Israele, il pari con il Belgio e quindi lo spareggio con i Bleus per il primo posto nel girone. Passano i transalpini come primi. Ai quarti di finale l’Italia si ferma sul muro Germania.
«Uomini forti, destini forti, uomini deboli, destini deboli» una delle sue frasi, pronunciata ai tempi in cui guidava la Roma, ma ripetuta sulla panchina dell’Inter. Entrambe le avventure non finite bene peraltro, esonerato dai nerazzurri così come era accaduto qualche anno prima allo Zenit. Lui che aveva mosso i primi passi da allenatore nel suo Empoli.
Con la nazionale finisce qui, scricchiolii avvertiti con le convocazioni e il gran rifiuto di Acerbi diventato un caso nazionale. Il tonfo con la Norvegia non ha concesso altro tempo: c’era la mission mondiale da portare a termine, per riscattare le due adizioni in cui la casella Italia è stata desolatamente vuota. Ma ci proverà qualcun altro: l’attesa rivoluzione di Spalletti resta un altro sogno mancato.
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