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La Viola fa il Diavolo a quattro, la Juve vince di rigore e la Dea cala il pokerissimo

Dusan Vlahovic autore di una doppietta

Impresa clamorosa della Fiorentina, che batte il Milan 4-3 e lo costringe alla prima sconfitta in campionato dopo tredici giornate. Cade quindi l’imbattibilità della squadra di Pioli sotto i colpi di Vlahovic (doppietta), Duncan e Saponara, che rendono inutile la doppietta di Ibrahimovic e l’autogol nel finale di di Venuti. Non è bastato il cuore e il carattere ai rossoneri, andati sotto addirittura di tre gol ma incapaci di completare la rimonta dopo la scossa data dallo svedese. Domani il Napoli avrà la possibilità di tornare primo in solitaria, ma per farlo non dovrà perdere il big match con l’Inter. Nel frattempo la squadra di Italiano continua a sognare l’Europa, raggiungendo Lazio e Juve a quota 21 punti. La Fiorentina si salva e prima del riposo raddoppia con una perla di Saponara, che piazza un destro a giro dove Tatarusanu non può davvero arrivare, dando uno schiaffo morale importante alla squadra di Pioli. Ad inizio ripresa i rossoneri provano con carattere a rimettere in piedi la gara, ma al 60’ arriva addirittura il tris viola ad opera di Vlahovic, che sembra poter mettere in ghiaccio la partita. Ma così non è, perchè in cinque minuti l’intramontabile Ibrahimovic firma la sua doppietta personale che rimette clamorosamente in corsa il Milan. Nel finale, però, un’ingenuità di Theo Hernandez regala a Vlahovic (servito da Nico Gonzalez) la doppietta personale e il poker alla Fiorentina, che chiude i conti e festeggia una vittoria pesantissima. All’ultimo respiro è inutile lo sfortunato autogol di Venuti dopo la traversa colpita da Ibrahimovic. Sembrano partire meglio i rossoneri, che al 5’ troverebbero il vantaggio con Ibrahimovic, se non fosse per una posizione di fuorigioco dello stesso svedese. L’equilibrio però lo rompono i viola al quarto d’ora, dopo tre corner consecutivi conquistati: Tatarusanu si lascia sfuggire una palla che sembrava ormai controllata, Gabbia non spazza via il pericolo e Duncan è lesto ad approfittarne mettendo dentro l’1-0. Il Milan però reagisce e tra il 20’ e il 21’ porta due pericoli dalle parti di Terracciano, con Tonali e Leao che vengono respinti dal portiere locale. Il portoghese, in particolare, è il più attivo dei suoi e ci prova un altro paio di volte senza fortuna, anche se la chance più grande per il pareggio del Milan ce l’ha Ibra al 42’. Il gigante rossonero però fallisce da due passi un colpo di testa su cross di Kjaer. (AGI) Sp2/Oll (Segue)

Bonucci bomber, Lazio al tappeto

La Juventus passa all’Olimpico contro la Lazio, raggiunge la squadra di Sarri (sbeffeggiato dai suoi ex tifosi che erano allo stadio) al quinto posto e spera di rilanciarsi in prospettiva ‘un posto in Champions’, anche se i più ottimisti dei fan bianconeri continuano a sognare un rientro, chissà quando, nella corsa per lo scudetto. Va subito detto che la vittoria dei pluricampioni d’Italia, privi della star Dybala, è stata meritata, visto che la Lazio, senza il suo bomber Ciro Immobile, non ha mai tirato in porta lasciando Szczesny inoperoso e evidenziando quanto siano state sbagliate certe scelte di mercato, come quella di non cercare un’alternativa per il suo centravanti titolare. Non può esserlo Muriqi, pagato a suo tempo una ventina di milioni (incredibile, ma vero) e, non a caso, lasciato fuori dalla formazione iniziale: pur di non schierarlo, Sarri ha preferito puntare sul cosiddetto falso nove, ovvero Pedro. Poi, quando è entrato, il kosovaro ha toccato palla solo per un esibirsi in un goffo tentativo di colpo di tacco, un mancato colpo di testa su assist aereo di Milinkovic e per aver perso la sfera dando l’avvio all’azione che ha portato al secondo gol della Juve. Arrivato, come il primo, dal dischetto, con Bonucci ottimo realizzatore al punto da suscitare rimpianti in chiave azzurra. Avesse tirato lui contro la Svizzera..., ma ormai è inutile pensarci.
Dopo un iniziale sterile predominio della Lazio, la svolta del match arriva al 23’: Morata viene steso da Cataldi in area, l’arbitro Di Bello lascia correre ma, richiamato al video, assegna il calcio di rigore che Bonucci trasforma con freddezza per l’1-0. Ad inizio ripresa si mette in evidenza il subentrato Kulusevski, che al 15’ pt aveva preso il posto dell’infortunato Danilo, mentre la Lazio continua a non incidere. Poi risale in cattedra Chiesa, già il migliore dei suoi, che dopo aver ’strappatò a tutto campo salta Reina in uscita e viene steso dal portiere spagnolo. Di Bello non ha dubbi e manda per la seconda volta Bonucci sul dischetto: è 0-2 e il match è praticamente finito. Ed è un risultato che suona come bocciatura del ds laziale, Igli Tare, e di certe sue scelte di mercato.

Lo Spezia provoca e l'Atalanta lo punisce

L’Atalanta torna a vincere in casa e lo fa con un perentorio 5-2 con il quale supera lo Spezia. Un risultato che rilancia i bergamaschi. Si illude lo Spezia che pure era andato in vantaggio con Zola (a segno poi anche nel finale). Brilla Pasalic, autore di una doppietta, che con Zapata prende per mano l’Atalanta guarita dal mal di casa (6 punti su 22 alla vigilia a Bergamo, unico precedente in campionato col Sassuolo alla quinta) in soli 45’, tanto per poter pensare al rendez-vous di Champions martedì con lo Young Boys certa di aver ripreso un buon passo entro i confini. Lo Spezia non ha saputo tenere il vantaggio, restando sulle ginocchia dopo il rigore inizialmente sbagliato da Zapata e fatto ripetere con intervento-bis della Var. I continui cambi di posizione di Verde disorientano inizialmente i padroni di casa, perché Motta blinda le corsie oscillandi tra le due punte e il 4-1-4-1 con Sala davanti alla difesa. E’ appunto fantasista napoletano che propizia l’1-0 con botta dai venti metri, supportata da Amian: Musso, fuori dalla porta, la alza sulla traversa senza controllare il rimbalzo beffardo al servizio del controllo con insaccata di sinistro del centravanti. I bergamaschi ci mettono 7 minuti (18’) di forcing a pareggiare, quando Zappacosta sprinta su Bastoni e il velo di tacco di Zapata favorisce il rimorchio vincente del croato davanti all’area piccola. Al 26’ la sortita del rompighiaccio ospite s’infrange sul muro locale e sul ribaltamento a due Zappacosta spreca in Curva Nord la ripartenza di Koopmeiners, ma non manca molto all’episodio della svolta: il colombiano apre per Maehle e Sala in caduta allarga la mano destra, è penalty e Provedel ci mette una pezza, ma ci sono troppi spezzini in area (Erlic spazza subito) e sulla ripetizione il numero 91 atalantino stavolta sceglie prudentemente l’angolo alto. Se il jolly vatreno trova il tris di squadra mettendo a sedere il portiere altrui per sfruttare al meglio la fuga a destra di uno Zapata straripante, la ripresa si apre col tentativo bloccato di Kovalenko dal fondo. Al 17’ il goleador locale apre per Zappacosta, che tira addosso al guardiano nero-bianco, mentre entro il poker cronometrico la chance di riaprirla è sprecata da Nzola, lanciato lungo nello spazio da Maggiore, addosso ai piedi del nazionale argentino. Il tecnico italobrasiliano chiude inserendo Colley alto a sinistra con Manaj dentro da tempo per Verde e Bastoni in mezzo, Zapata ci riprova da 25 metri saggiando i riflessi di Provedel (33’), il capitano in arancione a 8’ dal 90’ allarga a giro sullo scarico di Nzola dopo la percussione di Bastoni e infine ecco il timbro di Muriel che gira sul primo palo di sinistro il pallone del migliore in campo. Due minuti e il colpo di reni di Muso nega a Colley il gol dell’ex. Prima dell’extra time invece ci pensa Malinovskyi ad arrotondarla piegando le mani al ragazzo tra i legni sul la del Ronaldito, e al 46’ Nzola stoppa per il gol della bandiera sull’ultimo corner.

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