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Europa League: il Milan espugna Glasgow, il Napoli cade in casa con l'Az, la Roma soffre ma vince

Hauge

Non si arresta la corsa del Milan che vince anche al Celtic Park, senza grandi patemi e indirizzando la sfida già al termine del primo tempo. Senza Calhanoglu infortunato, con Diaz, un pò timido fino al gol che vale il raddoppio, i rossoneri ottengono il ventunesimo risultato utile consecutivo. Un momento d’oro quello del Milan che si ritrova in testa al campionato, deciso a non fermarsi neppure in Europa. Dopo il primo quarto in cui i rossoneri lasciano campo al Celtic e sembrano subire un po' il pressing fisico degli scozzesi, arriva il gol che sblocca la partita: al 14' cross di Castillejo e Krunic, in mezzo a due giocatori del Celtic, trova il tempo e batte di testa Barkas. Non è una sfida entusiasmante e Ibrahimovic torna addirittura in difesa per dare manforte ai compagni. Il Milan resta in controllo, Donnarumma è spettatore non pagante. Diaz, spinto da Pioli a cercare l’uno contro uno e il dribbling, prende definitivamente coraggio e al termine del primo tempo raccoglie il passaggio intelligente di Theo Hernandez, salta un avversario e calcia un diagonale in porta trovando il secondo gol in rossonero.

Anche nella ripresa il Celtic sembra non riuscire ad impensierire il Milan e Pioli decide di richiamare l'onnipresente Ibrahimovic e Kessie per Leao e Bennacer. La mente del tecnico non può che correre anche al posticipo di lunedì sera contro la Roma. La sfida europea sembra in controllo e Pioli vuole evitare sovraccarichi accarezzando l’idea di mantenere la vetta della Serie A. Il Milan così cala il ritmo, allenta la presa e la stanchezza prende il sopravvento. Il Celtic ne approfitta sfruttando la sua arma più importante: i colpi di testa. Appena passata la mezzora della ripresa, Elyounoussu su calcio d’angolo sovrastando Tonali e accorcia le distanze.

Gli scozzesi cercano di completare la rimonta, il Milan soffre forse più del dovuto. Ma c'è spazio anche per il primo gol in rossonero di Hauge in pieno recupero: una rete di fisico e tenacia, quella fame che aveva convinto il club all’acquisto nella fase preliminare. Pioli supera l’ennesimo esame, anche europeo, dovrà lavorare sull'insicurezza e incertezza di Tonali che ha bisogno di prendere dimestichezza con i palcoscenici impegnativi. Diaz, lanciato al posto di Calhanoglu, deve trovare maggior sintonia con Ibrahimovic. Dettagli che avrà modo e tempo di sistemare con quella positività e serenità che solo vittorie su vittorie possono regalare.

Male il Napoli: l’AZ Alkamaar sbanca il San Paolo, nel primo turno del girone di Europa League, utilizzando in maniera scientifica un italianissimo catenaccio che blocca i partenopei e frutta i tre punti agli avversari. Gli ospiti, arroccati nella loro area di rigore, piazzano un solo contropiede e realizzano il gol del successo. Evidentemente l’ha studiata bene la partita il tecnico degli olandesi Slot, conscio del fatto che agli azzurri non bisogna lasciare spazi in attacco. Gattuso ricorre ad un turnover molto limitato. Rispetto alla gara di campionato con l’Atalanta, entra Meret al posto di Ospida, Maksimovic per Manolas e Lobotka in sostituzione di Bakayoko.

L’AZ Alkmaar chiarisce subito quali siano le sue intenzioni. Slot piazza sin dall’inizio tutti e undici gli uomini dietro la linea della palla, dando vita ad un molto poco olandese catenaccio. La partita si svolge sempre con due linee difensive nell’area di rigore degli ospiti, quella più vicina al portiere è composta da cinque giocatori e tre o quattro metri più avanti un secondo sbarramento di tre uomini. Il Napoli tenta di scardinare in tutti i modi il bunker costruito dagli avversari, utilizzando l’azione avvolgente sulle fasce, la penetrazione per linee interne, il fraseggio stretto e i lanci lunghi. Tutte queste iniziative, però, portano nel primo tempo ad una sola vera occasione da gol, fallita da Mertens con un tiro che si spegne sul fondo, dopo che Osimhen aveva intercettato un rilancio avventato della difesa avversaria e aveva messo il belga in condizione di concludere a rete. Nella ripresa è Osimhen ad andare due volte vicino alla conclusione decisiva, ma tutto sommato il portiere dell’AZ non corre eccessivi pericoli. All’11' l’azione decisiva si svolge sulla fascia destra dell’attacco olandese.

Da Sugarawa il pallone arriva a Svensson che lo piazza in area di rigore dove De Wit, lasciato colpevolmente troppo solo dalla retroguardia partenopea, conclude con un digonale vincente. Da quel momento l’AZ, se possibile, si chiude ancor più davanti alla propria porta. Quello del Napoli diventa un assedio sterile in cui il pallone finisce molte volte davanti a Bizot, ma altrettante viene respinto e ricacciato verso il centrocampo. Gattuso le tenta tutte. Entrano Insigne, Mario Rui, Petagna, Demme e Bakayoko, ma il prodotto del gioco degli azzurri è sempre lo stesso. L’AZ si difende su ogni palla con il coltello tra i denti e il Napoli non riesce a creare azioni pericolose. La sconfitta delude perchè le aspettative per una squadra che in campionato aveva segnato 12 gol in tre partite erano ben altre. Ma potrà trattarsi di una lezione salutare sia per il prosieguo del cammino in Europa League, sia per il campionato.

La Roma di Europa League soffre, va sotto dal dischetto e rischia sotto la pioggia di Berna. Finchè Paulo Fonseca, dopo qualche minuto della ripresa, decide di inserire Mkhitaryan e Dzeko, due che a queste latitudini fanno una grossa differenza. Sono loro gli autori degli assist che permettono a Bruno Peres e Kumbulla di rovesciare il risultato e portare i primi tre punti. Ma quanto è opaco il primo tempo della Roma. I giallorossi, con 9/11 diversi rispetto alla sfida di campionato col Benevento, non trovano le giuste misure agli svizzeri. Incertezze tattiche punite al 13', quando Cristante (uno dei due confermati, l’altro è Pedro) pecca d’ingenuità sul tentativo di dribbling di Rieder. Il centrocampista svizzero va a terra e l'arbitro Del Cerro Grande fischia il rigore.

Trasformato dal camerunese Nsame con un tiro che Lopez riesce solo a intuire. La Roma fatica a reagire e non crea veri pericoli per Von Ballmoos. L’unico che cerca di dare un pò di verve alla manovra è Pedro, ma al 25' lo spagnolo alza sopra la traversa la palla respinta da Sierro sulla punizione di Carles Perez. Nsame crea non pochi problemi alla difesa ed al 36' spreca un buona occasione. Poi costringe all’ennesimo fallo Karsdorp, punito con l'ammonizione. L’occasione migliore al 41', con un’azione personale di Carles Perez che salta due avversari al limite dell’area e si presenta da solo davanti al portiere. Ma al momento del tiro il numero 31 viene contrastato e non trova la porta. Ad inizio ripresa Fonseca toglie Karsdorp, apparso in grande difficoltà, e inserisce Spinazzola. Ma è tutta la linea difensiva in imbarazzo, come testimoniano i cartellini distribuiti anche a Fazio e Juan Jesus.

La manovra della Roma resta imballata e intorno al quarto d’ora il tecnico realizza che lasciare ancora in panchina i pezzi da 90 lo sta portando ad un inatteso ko. E ricorre ad un triplo cambio: fuori Pedro, Villar e Borja Mayoral, dentro Mkhitaryan, Veretout e Dzeko. Ed al 24' proprio il bosniaco ricambia la fiducia inventando l'assist per l’inserimento in verticale di Bruno Peres. Il Brasiliano con un tocco morbido supera Von Ballmoos in uscita. Anche lo Young Boys ricorre a diversi cambi, ma ora c'è un’ltra Roma in campo. L’inerzia della partita è cambiata ed al 29' il cross perfetto dalla destra di Mkhitaryan trova tutto solo sul secondo palo Kumbulla che di testa realizza l’1-2. La prestazione non è da ricordare, ma alla prima uscita per la Roma contavano soprattutto i tre punti e quelli sono arrivati. ANSA

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