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Biglietti e abbonamenti, l'Antistrust indaga su 9 club di Serie A: tra cui Inter, Milan e Juve

Tifosi Inter

Fra giochi di potere e alleanze variabili, con il dossier diritti tv sullo sfondo, domani per la terza volta l’assemblea della Lega Serie A si riunirà per eleggere il presidente. Il quorum scende da 14 voti a 11, la maggioranza semplice, e potrebbe bastare a Paolo Dal Pino, il manager delle tlc dato di rientro in Italia dal Brasile. Intanto sono 9 i club finiti nel mirino dell’Antitrust per «clausole vessatorie nei contratti di acquisto di abbonamenti e biglietti per le partite». Si tratta di Inter, Milan, Roma, Lazio, Juventus, Cagliari, Genoa, Udinese e Atalanta che, a differenza di Bologna e Parma, non hanno recepito l’invito di maggio dell’Antitrust a rimuovere le clausole che non riconoscerebbero il diritto dei consumatori a ottenere il rimborso di tutto o parte dell’abbonamento o del singolo biglietto, in caso di chiusura dello stadio, di rinvio della partita, e di ottenere risarcimenti per eventi imputabili alla società.

Intanto all’interno della Lega i club cercano una maggioranza per scegliere un presidente. Il vicepresidente della Uefa, Michele Uva, ha declinato, preferendo continuare l’esperienza all’estero. Restano sul tavolo due nomi, l’epilogo è incerto. Dal Pino ha sfiorato l’elezione tre settimane fa, ma è da vedere se domani saranno ancora compatti i 12-13 che lo avevano votato il 16 dicembre, fra cui Roma, Lazio, Milan e Genoa. C'è infatti chi punta su Miccichè: il presidente di Banca Imi e consigliere di Rcs, che si è dimesso dal vertice della Lega il 19 novembre dopo l’inchiesta della Procura federale sulla sua elezione, in queste ore ha detto di essere «ad oggi assolutamente non disponibile a tornare in quanto non intravedo le minime condizioni necessarie per proseguire nell’attività di rilancio finora svolta».

La situazione è fluida, le alleanze possono cambiare, e un’altra fumata nera può aumentare il rischio del commissariamento straordinario, soprattutto se qualche club dovesse disertare facendo mancare il numero legale. E sembra non aver prodotto effetti la richiesta rivolta alla Figc dall’ad della Roma, Guido Fienga, secondo cui sarebbe opportuno che prima del voto per il presidente la Corte federale di Appello valutasse i requisiti dei profili candidati «in forma ufficiosa" (lo statuto non prevede un iter pre-elettorale) da alcuni club.

«Stiamo vivendo un momento delicato e di grande incertezza per la stabilità del nostro movimento, soprattutto dopo le dimissioni del presidente Miccichè conseguenti a contestazioni di procedure non lineari e conflitti potenziali e reali di interesse, nonché dopo le dimissioni del commissario ad acta Cicala per presunti analoghi motivi» ha scritto Fienga al n.1 della Figc Gabriele Gravina e al nuovo commissario ad acta Giancarlo Abete, che ha fra le mani una matassa intricata: il suo mandato è fino al 10 marzo ma, secondo altre interpretazioni, senza un presidente il 16 gennaio il Consiglio Figc potrebbe avviare l’iter per il commissariamento straordinario.

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