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La Juventus batte la Fiorentina ed è campione d'Italia per l'ottava volta di fila

La Juventus vince con cinque giornate d’anticipo il suo 35esimo scudetto, l’ottavo di fila. All’Allianz Stadium, i bianconeri conquistano l’aritmetica certezza superando 2-1 la Fiorentina: dopo il vantaggio viola di Milenkovic al 6', Alex Sandro pareggia al 37', poi l’autogol di Pezzella al 53' nel tentativo di anticipare,

Un campionato vinto in carrozza, l'ottavo di una serie che sembra infinita. La Juventus con Cristiano Ronaldo in più nel motore era strafavorita al successo finale e il suo regno sulla serie A non è mai stato minacciato. Quasi una noia al vertice: il vantaggio è diventato incolmabile già alla fine del girone di andata, nonostante gli sforzi del Napoli per restare in corsa.

E al 20 aprile, con 5 giornate di anticipo, eguagliando il record del Grande Torino e poi di Fiorentina e Inter, è arrivata anche la certezza aritmetica che nessuno avrebbe più potuto raggiungere la squadra di Allegri. Premiato lo strapotere fisico e tecnico dei bianconeri ma anche la gestione del tecnico livornese di una rosa di altissima qualità dove l’arrivo di una primadonna come CR7 avrebbe potuto alterare qualche equilibrio.

Era il primo anno senza Buffon, ma a conti fatti nessuno se ne è accorto, e anche se Dybala si è dovuto rassegnare al ruolo
di "tuttocampista", fermando quell'esplosione che un anno prima aveva fatto accostare il suo nome ai big, la Juventus di CR7 è stata un rullo compressore. Partenza sparata, con 8 vittorie consecutive, creando una frattura già incolmabile dopo l’affondo nello scontro al vertice, 3-1 sul Napoli all’ottava giornata.

All’Allianz Stadium, dove nell’aprile del 2018 con il gol in extremis di Koulibaly avevano provato a riaprire il campionato,
gli azzurri questa volta sono riuscito a sorprendere la Juventus solo per 10': palo di Zielinski e vantaggio di Mertens. Un’illusione per Ancelotti, con i partenopei poi frustrati dalla doppietta di Manduzkic e affossati dal suggello di Bonucci. Era il 29 settembre.

Primo passo falso due settimane dopo: 1-1 in casa con il Genoa, con tante palle-gol sciupate e la beffa firmata da un gol di Bessa. Il classico incidente di percorso, la Juventus è ripartita subito: con un doppio Ronaldo ha ribaltato il vantaggio dell’Empoli, quattro giorni dopo aver ipotecato il passaggio di turno in Champions a spese del Manchester United, sbancando l’Old Trafford.

A San Siro un altro segnale che anche quest’anno tutto andava per il meglio in casa Juve: il rigore, concesso con l’aiuto della Var, parato da Szczesny all’ex bianconero Pipita Higuain. A dicembre lo sprint decisivo: 3-0 a Firenze (in gol Bentancur, Chiellini, Ronaldo su rigore), 1-0 sull'Inter (ancora decisivo Mandzukic), con i nerazzurri ricacciati lontano anni-luce. E poi, l’ennesimo successo negli ultimi anni nel derby (rigore di Ronaldo, propiziato da un incauto retropassaggio di Zaza), con lo scarto minimo, lo stesso sufficiente a battere la Roma.

Il pareggio 2-2 a Bergamo - dove poi la Juventus sarebbe stata eliminata dalla Coppa Italia - prima di un’altra collana di 5 vittorie. Un piccolo inciampo in casa con il Parma, passando dal 3-1 al 3-3, raggiunta da una doppietta di Gervinho. Il 3 marzo al San Paolo la nuova incoronazione: doppio vantaggio (Pjanic ed Emre Can) nel primo tempo nell’ultimo scontro al vertice, per chiudere partita e campionato. Ininfluente la sconfitta a Marassi con il Genoa, dovuta al calo di tensione dopo la rimonta perfetta sull'Atletico Madrid negli ottavi di Champions.

Poi è stato solo il conto alla rovescia, con un ultimo scivolone a Ferrara, con la squadra distratta e rimaneggiata per l’imminente partita decisiva con l’Ajax. Ed è arrivato il giorno della festa alla quale la Juventus e i suoi tifosi sono così tanto abituati da farla sembrare normale, ma un pò più triste per la Champions sfuggita un’altra volta. Anche se - ha sempre obiettato Allegri - «vincere è qualcosa di straordinario. E non festeggiare sarebbe da folli»

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