PALERMO. Alla vigilia di una delle partite più importanti della stagione, una specie di crocevia tra il bene e il male, la domanda che buona parte dei fans rosanero si pongono è la seguente: a Roma abbiamo ritrovato il miglior Palermo? E dunque la crisi è definivamente alle spalle? Azzardiamo una risposta di questo tipo: a Roma abbiamo ritrovato il Palermo. Con tutti i suoi pregi e con tutti i suoi limiti. Una squadra brava ad attaccare e molto meno brava a difendersi, per la natura stessa dei suoi calciatori. Certamente il Palermo ha ritovato il sorriso di Hernandez, certamente ha avuto un po’ di fortuna in più rispetto a tante altre gare ben giocate.
Quello che ha determinato due mesi di buio assoluto sono state alcune assenze in difesa. Se infatti il Palermo aveva rimediato senza contraccolpi agli infortuni di Miccoli, Hernandez e Pinilla non appena ha perso puntelli fondamentali nel reparto arretrato (già fragile anche quando è al completo) s’è liquefatto, ricorrendo a soluzioni tattiche improvvisate e pertanto nefaste. Perchè lì non aveva alternative all’altezza dei titolari.
Datiamo l’inizio della crisi il 13 febbraio contro la Fiorentina. In quella partita mancavano Cassani e Goian, Munoz giocò a destra. A Bologna la settimana successiva mancarono Cassani, Balzaretti e Goian, Rossi si fece tentare dalla difesa a tre. Contro l’Udinese non c’erano Cassani e Goian. Possono un paio di assenze stravolgere del tutto gli equilibri di una squadra? Evidentemente si. Dobbiamo rilevare che senza Cassani (che non sta giocando una stagione memorabile) il Palermo ha dato il peggio di sè. Resta il fatto come ha dimostrato la partita di Roma (dove due ne ha presi e altri due ne avrebbe potuto prendere) che questa squadra non avrà mai caratteristiche difensive.
L’orgoglio di Delio Rossi ha ricompattato un gruppo che sembrava ormai lontanissimo con la testa da Palermo. Forse lo è pure il tecnico, che però ha un senso del dovere e un amor proprio superiore ai suoi più giovani calciatori. C’era qualcosa da dimostrare, un giudizio (quello di Zamparini) da modificare, insomma un lavoro da portare a termine. Cosa che Rossi sta facendo magari senza entusiasmo ma con la sua consueta serietà. Lo fece anche l’ultimo anno con la Lazio, quando pur sapendo di andare via e completamente in rotta con Lotito vinse la Coppa Italia. Le analogie con quell’ultima stagione di Rossi alla Lazio ci fanno ben sperare: magari è l’anno giusto per mettere qualcosa in bacheca. Ci ha infine fatto piacere che a Roma Rossi abbia rinunciato a Kurtic per riproporre tre giocatori offensivi, senza i quali quei due contropiedi finali non sarebbero stati possibili. Anche questo ci sembra un positivo ritorno al passato.