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Vernazza: Pastore? L’ho scoperto io

L’argentino, bomber rosanero negli anni Sessanta, svela il retroscena dell’arrivo del Flaco. “E’ un giocatore unico, lo dimostrerà presto”

PALERMO. Nella sua ultima visita in città, nell'aprile 2009, il Palermo lo ha accolto premiandolo prima di una partita al Barbera con la storica maglia rosa numero 7, da lui indossata per ben 115 volte. Lui ha voluto ricambiare il bel gesto con un consiglio a Zamparini, un suggerimento che adesso vale almeno 50 milioni di euro. Già perché è stato anche Santiago "Ghito" Vernazza a segnalare al club rosanero quel ragazzo esile ma dalla tecnica sopraffina che tanto bene stava facendo in Argentina nell'Huracan: Javier Pastore.
Quando Vernazza risponde al telefono a Buenos Aires sono da poco passate le 9 di mattina. Ghito ha appena finito di fare colazione, ma quando si rende conto che l'interlocutore dall'altro capo del filo è di Palermo e vuole parlare di Pastore e della squadra rosa, la voce da assonnata diventa appassionata. «È un piacere per me ascoltare l'italiano - esordisce Ghito -, è da tanto che non lo parlo, non so più se ci riesco tanto bene». Dopo averlo rassicurato sul fatto che il suo italiano è rimasto comprensibilissimo ha inizio la chiacchierata, che parte subito con un curioso retroscena. «Quando venni a Palermo un anno e mezzo fa - racconta Vernazza - incontrai Zamparini. Fu allora che gli feci due nomi: Pastore e Di Maria».
Chissà se il presidente fosse a conoscenza delle gesta dell'ex attaccante argentino che con la maglia rosa in quattro stagioni dal 1957 al 1960 (due in A e due in B) realizzò la bellezza di 51 gol, cifra che gli vale ancora la palma come miglior marcatore della storia del Palermo. Fatto sta che Zamparini non lasciò cadere nel vuoto quel consiglio. La trattativa per Di Maria (quest'estate approdato alla corte di Mourinho al Real Madrid) sembrò subito impossibile, con Pastore sappiamo tutti com'è finita.
«Per fortuna mi hanno ascoltato - dice ridendo Vernazza - e io sono molto orgoglioso che adesso il giocatore stia facendo bene. Per me è una grossa soddisfazione. Pastore gioca un calcio che è tutta fantasia, non assomiglia né a Kaka né a Zidane, lui è Pastore. Io seguo spesso le partite del Palermo in tv, la scorsa stagione el flaco ha iniziato maluccio ma ora che ha preso confidenza col calcio italiano sta mettendo in mostra tutto il suo talento. È un fuoriclasse destinato a fare una carriera ad altissimi livelli, sento già che molti grandi club europei sono pronti a sborsare 50 milioni di euro per lui».
Non tutte le ciambelle però riescono col buco. Sulla scia di Pastore anche la Fiorentina ha deciso di "pescare" nell'Huracan acquistando il centrocampista argentino Bolatti, che però non sta entusiasmando. «Purtroppo - dice Vernazza - a volte ci sono giocatori che hanno delle difficoltà ad ambientarsi nel calcio italiano, che è molto più tattico e fisico di quello argentino». Difficoltà che non sta avendo il ventenne difensore centrale argentino Munoz, che il Palermo ha acquistato quest'estate dal Boca Juniors.
«Ha i numeri del campione - afferma Ghito - e lo vedo molto bene. Anche lui è un giocatore, come dite voi…? Squisito».
Una notizia rimbalzata dal Sud America in questi giorni è quella che vede il direttore sportivo Sabatini sulle tracce di un altro giovane argentino in forza all'Indipendiente, il difensore Galeano. Che nel suo paese viene definito come il nuovo Samuel. Il club argentino pare possa cederlo per 4-5 milioni di euro. «Seppur giovanissimo - dice Vernazza - è un gran bel centrale. Sta facendo molto bene sia con il suo club che con l'under 20. Consiglio al Palermo di prenderlo».
A 82 anni Ghito non ha ancora abbandonato quella che è «La passione più grande della mia vita». Oltre a fare occasionalmente il consigliere di mercato, Vernazza da qualche anno gestisce una scuola calcio nel quartiere Aldobonzi, alla periferia di Buenos Aires. Sempre in cerca di nuovi talenti, che magari tra qualche anno vedremo in Italia. Ovviamente con la maglia rosanero.

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