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Rossi: "Purtroppo non siamo padroni del nostro destino"

PALERMO. Dopo la partita con la Sampdoria, tutto è cambiato. Delio Rossi lo sa bene e proprio non gli va giù che ora il suo Palermo non sia più padrone del proprio destino. I rosa, dunque, saranno costretti, anche in caso di vittoria con l’Atalanta, a passare davanti a un televisore, prima di andare sotto la doccia, per vedere il risultato dei blucerchiati, impegnati in casa con il Napoli. Per il tecnico rosanero, però, l’importante è che la sua squadra pensi solo a sé stessa, e per spiegare il concetto usa una similitudine omerica. «Noi dobbiamo essere come Ulisse domani. Metterci dei tappi alle orecchie e pensare solo alla nostra gara», ha affermato Rossi oggi in conferenza a Boccadifalco. Rossi, dunque, non vuole sentire parlare di Palermo meno concentrato domani, ma sa bene che è necessario un regalo dal Napoli, per avverare il sogno Champions. Ma anche a questo proposito, coach Rossi dribbla con signorilità le domande dei giornalisti. «È vero, ora dipende molto dalla Samp, ma io non mi aspetto regali da nessuno, perché nessuno me li ha mai fatti. Ecco, perché preferisco pensare solo a me stesso. Attenzione, però, - ha aggiunto Rossi – ciò non significa non crederci. Vuol dire solo che sono concentrato sul Palermo, anche perché non ho mai tifato contro una squadra». Comunque andrà a finire, domani sarà tempo di bilanci al termine di una stagione che ha visto i rosanero grandi protagonisti. Scorrendo l’andamento della stagione, però, Delio Rossi comincia a tirare un po’ le somme e individua anche il momento di rimpianto, che ora lo porta a non essere più artefice del proprio destino. «Sono orgoglioso non solo dei risultati ottenuti, ma anche del modo in cui li abbiamo ottenuti. Il nostro calcio, infatti, è stato un bel vedere. Il rimpianto maggiore? Sicuramente nella trasferta col Genoa. Avevamo ottenuto tre punti sul campo meritatamente e poi ce ne hanno tolti due, facendoci sentire defraudati». Infine, per Delio Rossi è tempo di amarcord. Il Palermo, infatti, domani si gioca le residue chances di Champions League a Bergamo, una piazza alla quale il tecnico è rimasto molto legato, dopo che prese in mano la squadra bergamasca all’ultimo posto in classifica nella stagione 2004/2005 dopo quindici giornate, sfiorando una salvezza che sarebbe stata clamorosa. «A Bergamo ho passato solo sei mesi, ma sono stati i sei mesi più intensi della mia vita. Ho un bel ricordo della piazza, perché ho ricevuto stima a prescindere dai risultati e rispetto per me e la mia famiglia. Mi spiace andare a Bergamo per questa partita con l’Atalanta già in B».

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