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Ciak si gira, la Sicilia... sul tappeto rosso

Da «Indiana Jones 5» a «Makari» a Beppe Fiorello: le major hanno scelto di ambientare le loro pellicole tra Trapani, Cefalù, Noto e Siracusa.

Le riprese di Makari alle Mura di Tramontana, a Trapani

L’effetto immediato è che … chi lavora nel campo del cinema in questo momento non è disoccupato. Anzi, le major che arrivano (ma anche le produzioni più piccole) fanno un’enorme fatica per trovare maestranze specializzate da poter mettere sotto contratto seppur per poche settimane. Insomma, l’effetto Sicilia per il momento c’è e si sente, tanto che il rapporto percentuale sull’indotto è salito a 1:5. Che in termini meno astrusi, si legge chiaramente: per 1 euro investito, l’isola ne vede tornare indietro almeno 5 tra investimenti sul territorio, professionisti impiegati, coinvolgimento dei paesi, delle cittadine, persino delle campagne. Perché questo sembra il nuovo dato: alle major piacciono i borghi, Palermo e Catania battono in ritirata a meno che non si tratti delle care e vecchie produzioni a sfondo mafiologico: come la nuova serie Indigo per Amazon Original, dove Luigi Lo Cascio veste i panni del pubblico ministero siciliano Nino Scotellaro. In «The Bad Guy» sarà accusato di essere ciò che ha sempre combattuto: un mafioso.

Il resto – «Indiana Jones 5» a Cefalù, ma anche «Makari» nel Trapanese, Beppe Fiorello tra Noto e Ferla, ma l’elenco è piuttosto lungo – cerca ambienti naturali, lontani dalle metropoli, o comunque situazioni più a misura d’uomo. È infatti questo che sembra intrigare i registi, a partire da James Mangold (e sicuramente Steven Spielberg che, anche se ha ceduto la mano per la saga dell’archeologo più famoso del mondo, è rimasto di certo dietro le quinte come produzione e quindi scelta di location, cast e costi): vince su tutti la ricerca di una terra ancora intonsa ma che abbia tutte le risorse logistiche perché una megaproduzione possa lavorare con tranquillità.

Dalla Sicilia Film Commission – che mai come di questi tempi sta lavorando – sorridono sotto i baffi e spiegano che sicuramente il supporto che si offre alle troupe è a cinque stelle. Già a partire dalla ricerca dei siti, all’albo delle maestranze tecniche: la Sicilia è l’unica a offrire un elenco aggiornato in tempo reale per quanto riguarda registi, sceneggiatori, fonici, traduttori, direttori di produzione, doppiatori, operatori di ripresa, tecnici vari, sottotitolisti, persino un maestro d’armi: ce n’è uno solo, è di Mascali e si chiama Giuseppe Stefano Bonaccorsi. Tutti, in questo momento, occupati e lo saranno almeno per altri sei mesi. Se Cefalù si è rifatta il look per l’arrivo di «Indiana Jones 5» – ma non dimentichiamo che già Siracusa ha ospitato la mega troupe e che a Trapani c’è il quartier generale che lavora già da mesi -, anche lo Stagnone di Marsala in questo momento è sotto osservazione e aspetta l’arrivo dei divi: sembrerebbe che al centro dello specchio d’acqua affonderà uno yacht d’annata, anche se sono in parecchi a ridere e a spiegare che si tratterà di postproduzione al computer.

Si vedrà, per il momento a Cefalù non ci si può muovere: da ieri è presidiata ogni via d’accesso al centro storico, con i residenti che un po’ si lamentano e un po’ si pavoneggiano. Oggi iniziano le riprese, tra il lungomare e piazza Duomo, si prevedono folla, curiosi, fotografi in assetto di combattimento, come per ogni bel set che si rispetti. Cefalù - e Siracusa, Segesta, Marsala e Trapani, tutte comunque realtà ben lontane dalle metropoli - finirà sui grandi schermi a stelle e strisce già a giugno prossimo (uscita prevista, il 29) e l’effetto boomerang si avvertirà già dalla prossima estate.

Effetto che nel Ragusashire è già in atto: qui il buon Montalbano si è portato dietro vagoni di turisti e non solo per la casetta che guarda la spiaggia di Punta Secca. Scicli ha trasformato il Comune in un museo del set di Vigata (in convenzione con la Palomar che finora ha realizzato la serie), ma guarda già avanti e cerca di spostare l’attenzione sul barocco, preventivando la fine dell’effetto-Camilleri. Per il momento però, non se ne parla: la cittadina barocca è pienissima, ogni basso si è trasformato in ristorantino di charme, sono sorti un po’ ovunque negozi di souvenir. Noto neanche scherza: dopo il «Cyrano di Bergerac» di Joe Wright, è arrivata la Pepito produzione per RaiCinema, per «Stranizza d’Amuri» con Beppe Fiorello. Il film è liberamente ispirato all’omicidio di Giorgio e Toni nel 1980 a Giarre: erano due ragazzi omosessuali che si volevano bene, ma furono trovati crivellati a colpi di pistola, abbracciati sotto un albero di limoni. Il film – Beppe Fiorello firma la sceneggiatura con Carlo Sala, Andrea Cedrola e con la collaborazione di Josella Porto - è girato tra Noto e Ferla. E Melilli, Blufi e Gibellina sono le location scelte da Jessica Woodworth per «Fortress», altra produzione internazionale con Geraldine Chaplin: sembra che la regista si sia talmente intrigata della Sicilia da decidere di forzare l’immaginazione e ambientare nell’isola questa pellicola ispirata a «Il deserto dei Tartari» di Buzzati.

Se «Makari» per la seconda serie si è spostata tra la Valle dei Templi e Segesta (e sembrerebbe già in preparazione la terza), hanno scelto il Trapanese i Soldi Spicci che per il loro secondo film, «Un mondo sotto social» sono partiti da Castellammare del Golfo. Infine, Francesca Chillemi e Can Yaman sono braccati dai fan a Mondello e le loro foto ammiccanti hanno fatto il giro dei social: «Viola come il mare» è una nuova fiction Mediaset in programma per la prossima primavera.

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