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Intestino corto, ne soffrono circa 150 bambini: numero in crescita

ROMA. Sono circa 150, in Italia, i bambini con insufficienza intestinale cronica, patologia rara che colpisce 12 persone su un milione. Ma il loro numero è in crescita. Grazie a terapie sempre più precise, oggi più dell'80% dei pazienti sopravvive ma necessiterà per molti anni, o forse per tutta la vita, di alimentazione artificiale.

L'insufficienza intestinale è dovuta nel 60% dei casi ad intestino corto che non assorbe, ovvero che ha subìto una resezione perchè danneggiato da malformazioni o da necrosi, come più spesso accade nei neonati pretermine. «Il rischio è il mancato sviluppo sia fisico che cognitivo a causa della mancanza delle giuste sostanze nutritive» spiega Antonella Diamanti, responsabile unità operativa Nutrizione artificiale dell'Ospedale Bambino Gesu. Per questo, sono bimbi che hanno bisogno di 'cibo' sottoforma liquida, che viene somministrato direttamente nel sangue da una pompa collegata a un catetere. Come accade a Noa, che ha tre anni ed è stato colpito da ischemia del flusso sanguigno intestinale appena nato.

«L'intestino di un bimbo normale a tre anni è di 5 metri quello di Noa è di 25 cm. Cercheremo di utilizzare parte dell'intestino che si è allargato, per allungarlo da 25 cm a 35, 10 soli centimetri che però possono fare la differenza», spiega Fabio Fusaro, chirurgo del Dipartimento di Neonatologia del Bambino Gesù che opererà il piccolo la prossima settimana. Ma i genitori di Noà hanno 'trasformato il veleno in medicina' e da una loro passione sono riusciti a recuperare fondi per la ricerca su questa patologia. «Abbiamo lanciato la Terni Tatoo convention nel 2014. È stato un enorme successo - spiega la mamma Sara Ligobbi - ha richiamato 2800 visitatori da tutta
Italia e 30 tatuatori professionisti, in due giorni abbiamo ricavato 20 mila euro. Un successo che abbiamo bissato nel 2015, edizione in cui i partecipanti sono saliti a 4000 e i tatuatori a 60».

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