PALERMO. Dopo quasi due anni di tentativi, il disegno di legge sulla gestione dell’acqua in Sicilia ha superato almeno il primo scoglio. Ma l’approvazione della riforma in commissione Ambiente all’Ars porta con sè una spaccatura profonda fra un pezzo del Pd e l’assessore Vania Contrafatto, contraria al testo votato. E così inizia a montare il caso acqua, che si aggiunge alle divisioni già maturate nella maggioranza su appalti, rifiuti e pensionamenti. Il nodo è sulla gestione unica o parcellizzata a vantaggio dei Comuni dell’organizzazione del servizio idrico. Un settore forte di 800 milioni di fondi europei da spendere entro i prossimi anni. In commissione è passata la proposta portata avanti dall’ala del Pd una volta definita cuperliana o comunque non renziana e dalla componente che fa capo a Giuseppe Lupo: «Ogni Comune - spiega Giovanni Panepinto - avrà la possibilità di organizzarsi autonomamente». Ma questa prospettiva è diametralmente opposta a quella avanzata dal governo, che avrebbe voluto affidare a un solo ente (o a pochi di più) tutta la fase organizzativa e di controllo permettendo così di pianificare - ha ribadito la Contrafatto in commissione - in modo organico la gestione del servizio e la infrastrutturazione. Da qui il parere contrario espresso dall’assessore sulla norma poi approvata da un pezzo del Pd.