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Alt al ddl Province, ma i tagli e le riforme sono irrinunciabili

Non è più possibile costruire costose impalcature finanziate con soldi pubblici per commerciare voti con favori e prebende

Quello che è accaduto ieri all’Ars è il segnale di un degrado politico di cui non si vede la fine. Né, francamente, si capiscono le ragioni e gli obiettivi oltre l’orizzonte della piccola navigazione sotto costa.

Un gruppo di franchi tiratori ha affondato il disegno di legge che riformava gli enti territoriali. La vittima più illustre è il progetto di trasformazione delle Province. E’ stata tolta al presidente Crocetta e all’assessore Baccei una delle armi più potenti di cui disponevano per convincere il governo romano ad allargare i cordoni della borsa. Un certificato di buona condotta da scambiare con nuove risorse. Invece nei giochi d’aula hanno avuto la prevalenza le ripicche e le manovre di palazzo finalizzate all’indebolimento della giunta.Una forma grave di irresponsabilità diffusa. Non la maggioranza, né l’opposizione, i sindacati e le altre forze sociali fanno i conti con la realtà. Sembrano vivere in un’altra dimensione dove non si accorgono che le risorse sono finite. Le casse della Regione sono drammaticamente vuote. Il debito vola a 7,5 miliardi. Non è più possibile costruire costose impalcature finanziate con soldi pubblici per commerciare voti con favori e prebende. L’unico scambio possibile, oggi, è quello che avviene tra Palermo e Roma. Una trattativa, però, dove le chiacchiere stanno a zero.

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