PALERMO. Scrivono le norme e gli atti parlamentari che portano le firme dei deputati, studiano le sentenze della Consulta e dei tribunali amministrativi per valutarne l'impatto sulla legislazione regionale, seguono le sedute delle commissioni, spesso tengono i rapporti anche con i gabinetti degli assessori, svolgono mansioni di ufficio stampa per i gruppi, curano l'assetto organizzativo dei singoli gruppi parlamentari e spesso scrivono persino gli interventi che poi gli onorevoli fanno in aula. Eppure per gli 82 'dipendenti' dei gruppi parlamentari, i cosiddetti stabilizzati, il futuro è sempre più fosco.
A fine legislatura, secondo qualcuno tra i vertici di Palazzo dei Normanni, rischierebbero di perdere il posto di lavoro, nonostante buona parte di loro lavori dentro il Parlamento siciliano anche da oltre 20 anni, in un rapporto con l'amministrazione borderline, diventato tale a seguito di una serie di interventi di natura giuridica, a volte contraddittori tra loro, pronunciati da diversi organismi: Consiglio di presidenza dell'Assemblea, Corte dei conti, Tar, giudici del lavoro. Una situazione talmente ingarbugliata che, se non si dovesse trovare una soluzione condivisa, rischia di aprire contenziosi infiniti per Palazzo dei Normanni toccando persino le tasche dei parlamentari. E l'ultima idea uscita fuori dai piani alti del Palazzo sembra confermare che trovare una soluzione non sarà facile.
Alla vigilia dello scorso Natale agli stabilizzati è arrivata una proposta che invece di portare serenità ha aggravato il clima: rinunciare alla metà degli attuali stipendi per mantenere il posto anche nella prossima legislatura. In questo modo il budget del capitolo del bilancio dell'Ars, a loro destinato, sarebbe ridotto da 4,2 mln a 2,1 mln, con la rimanente parte dei fondi che sarebbe utilizzata per coprire la spesa dei portaborse perché dalla prossima legislatura, in virtù della legge sulla spending review, i deputati non potranno più utilizzare per il personale i fondi stanziati dall'Ars.
Per uno 'stabilizzato' significherebbe ricevere 900 euro al mese, la metà circa dell'attuale retribuzione già ridotta del 30% appena un anno e mezzo fa, quando il 'bacino' di questi lavoratori ha dovuto prendere atto anche del taglio degli scatti di anzianità, e della precarietà del posto di lavoro dopo anni di stabilità consolidata anche alla luce delle deliberazioni che si sono susseguite dal 1996 in poi. Non solo. A ciò si aggiungono problemi su problemi: sulle loro spalle vengono caricati pure i costi dell'Irap mentre per legge, come confermato dalla Consulta, devono essere a carico dell'azienda, in questo caso dei gruppi parlamentari.
Ritenuti "preziosi" fino a qualche anno fa per le competenze e le professionalità maturate tanto che alcuni di loro venivano contesi dai gruppi parlamentari a inizio legislatura, i cosiddetti stabilizzati adesso sono diventati un "problema", lavoratori di serie C, che tuttavia ogni giorno timbrano il budge di entrata e uscita come fanno i dipendenti di ruolo dell'amministrazione mentre nessun controllo viene fatto per i portaborse o per quelli che sono stati denominati contratti in essere (circa 65 persone) alla luce della legge regionale 1/14 sulla spending rewiew alle dirette dipendenze di molti deputati (non tutti per la verità) che per "imbarcarli" hanno disapplicato le deliberazioni emanate dal Consiglio di Presidenza ad inizio di questa legislatura costituendo un aggravio di spesa di quasi un milione di euro.
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