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Roma detta le condizioni: piano di riforme per avere gli aiuti

Entro marzo la trattativa va chiusa, poi si va all’Ars. Si allontana l’ipotesi di poteri speciali per l’emergenza rifiuti. caleca: renzi eviti la stangata sugli agricoltori

PALERMO. Se Crocetta porterà avanti un piano di riforme, avrà l’aiuto dello Stato. È la sintesi del primo confronto ufficiale fra governo nazionale e regionale: poco meno di due ore di faccia a faccia. E alla fine Palazzo Chigi ha dettato uno stringato comunicato in politichese: «C'è l'impegno da parte della Regione a predisporre un documento programmatico di riforme e di impegni, in base al quale avviare un percorso virtuoso di collaborazione».

Roma, in sintesi, attende di vedere con che forza e in che tempi il governo regionale riuscirà a portare al traguardo un pacchetto che oggi comprende la riduzione della spesa per i forestali, il taglio di varie indennità che oggi avvantaggiano i regionali rispetto agli statali, la riforma delle pensioni che adegua l’assegno che riceveranno i regionali a quello che ricevono i ministeriali. E poi ancora, la definitiva cancellazione delle Province e la loro sostituzione con i liberi consorzi di Comuni e la riduzione delle attuale 33 partecipate.

Questo hanno garantito Crocetta e l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio e ai ministri dell'Economia Carlo Padoan e dell'Ambiente Gian Luca Galletti. Presente pure il sottosegretario per la Semplificazione, Angelo Rughetti. Al governo nazionale Crocetta ha però chiesto un forte sconto (almeno 600 milioni) sulla spesa a carico della Regione per finanziare la sanità e il trasferimento di entrate fiscali per almeno 2 miliardi oggi trattenute dello Stato. Solo così si potrà arrivare, ad aprile, al varo di una Finanziaria che dovrà coprire un buco di almeno 3 miliardi e mezzo.

Quello di ieri non è però l’incontro decisivo e la strada appare ancora lunga. Crocetta ha ammesso la propria soddisfazione per l'apertura di una vera trattativa con Roma. E adesso si andrà avanti con almeno tre trattative separate: «Si è stabilito - ha detto Crocetta - di costituire tre tavoli di lavoro congiunti tra Regione e governo nazionale. Il primo, al ministero dell’Economia, si occuperà di questioni generali, di finanziaria e del settore salute. Il secondo alla Funzione pubblica, si occuperà di partecipate e riorganizzazione del pubblico impiego. Il terzo all'Ambiente, si occuperà della questione rifiuti e del sistema idrico».

Il fatto che ci sia un tavolo che discuterà di rifiuti porta a escludere che Crocetta ottenga i poteri speciali di commissario, chiesti a fine anno.

Ma la priorità resta l’emergenza finanziaria. Padoan avrebbe detto di aver capito che «la questione è seria e grave». Ma il clima - riferiscono i presenti - è stato di apertura: da qui l’ottimismo del governo regionale, secondo cui si può arrivare a un accordo entro fine marzo per poter poi portare la Finanziaria regionale in aula ad aprile.

Dettaglio non di poco conto. Delrio ha infatti chiesto che la Regione invii i testi delle riforme annunciate. Ottenuta la garanzia che quello è il piano, Roma dovrebbe aprire la borsa. Solo dopo l’Ars sarà in condizione di varare la Finanziaria ma con risicatissimi margini di manovra rispetto agli accordi romani.

E non è un mistero che dentro la maggioranza non tutti condividono il piano a cui sta lavorando Baccei. Lo stesso assessore alla Funzione pubblica, Ettore Leotta, ha appena chiesto di modificare la riforma delle pensioni e di poter riesaminare le misure sul personale. Anche perchè Leotta non ha ancora incontrato i sindacati (lo ha fatto il suo staff) e vorrebbe invece partire dalla concertazione.

In questo clima un altro assessore, Nino Caleca, avverte su un’altra emergenza finanziaria che sta per abbattersi sulla Sicilia: «Il 10 febbraio le imprese agricole saranno costrette a pagare l’Imu agricola. Una novità che taglierà le gambe ad agricoltori che arrivano da anni di crisi e da varie calamità naturali che hanno pregiudicato la situazione. Il governo regionale e i deputati siciliani lavorino per ottenere da Roma una moratoria di almeno due anni. In modo da far partire gli investimenti regionali attraverso i fondi europei e sperare in una ripresa che permetta di attutire il colpo di una simile stangata fiscale».

 

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