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Cgil: «No alla chiusura di Riscossione Sicilia a Gela»

GELA. Riscossione Sicilia, l’ex Serit, intende ridimensionare la presenza dei propri uffici in città. Il rischio è quello della chiusura della sede decentrata di via Tamigi a Gela per lasciare spazio solo ad un servizio settimanale. La Cgil, però, non ci sta e annuncia forti reazioni di protesta. Lo fa con il segretario provinciale generale Ignazio Giudice. «La sede presente in città dell’ex Serit, oggi Riscossione Sicilia S.p.a – spiega il sindacalista - va avanti con cinque unità lavorative compreso il direttore, esiste da mezzo secolo, è riferimento per centottantamila cittadini, centinaia di liberi professionisti, centinaia di commercianti e imprenditori. L’idea di regionalizzare i servizi non può assumere il volto dell’arretramento di sportelli che ogni giorno sono riferimento di un mondo economico e professionale già offeso dalla crisi. La Cgil, a tutti i livelli, non consentirà una negoziazione al ribasso su servizi pubblici importanti per la vita di interi territori. La cura di dimagrimento imposta senza nessuna discussione con le parti sociali e con i rappresentanti del territorio, amministrazione comunale e deputazione, è un motivo in più per rivendicare con urgenza il blocco di tale decisione, perseguendo come comune obiettivo l’armonia dei servizi presenti nel territorio”.
Il sindacato è pronto a rivolgersi al Prefetto di Caltanissetta Carmine Valente per ottenere maggiori certezze. «Il territorio non è disposto a tollerare l’ennesima cancellazione di un servizio pubblico, in modo unilaterale e senza alcun criterio oggettivo – continua Giudice - sindaci e deputazione regionale si devono mobilitare per evitare l’ennesimo atto d’isolamento nella provincia in coda alle classifiche per qualità della vita legata anche ai servizi».
Il sindacato non esclude neanche azioni di protesta ancor più eclatanti. «Chiamiamo a raccolta tutti – aggiunge Giudice – dal clero ai professionisti della città che utilizzano gli uffici quotidianamente. Staccare la spina alla città, già in crisi, in affanno, con tanta sete di risposte proprio dall’apparato pubblico e politico e dalle articolazioni statali. Da oltre cinquant’anni, esiste l’ex Serit e se fino ad oggi è esistita con una autonomia di sede ci sarà pure un perché magari riscontrabile nella quantità di introiti prodotti a beneficio dei bilanci annuali della società e nella soddisfazione dell’utenza fatta da cittadini, liberi professionisti, commercianti ed imprenditori». Il rischio, stando al sindacalista, è il continuo depauperamento degli uffici pubblici in città e l’impossibilità per i cittadini di potersi interfacciare con le istituzioni pubbliche. «Così – conclude – la città si avvia sul cammino della morte civile».

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