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Raffineria di Gela, i sindacati: «Riparta la produzione»

Dopo il dissequestro dell’area incendiata, i rappresentanti dei lavoratori chiedono certezze. Martedì incontro con i vertici Eni

GELA. Il dissequestro disposto dalla magistratura dell’isola 7 della raffineria, area dove insistono gli impianti Topping 1 e Coking 1 e interessata da un incendio il 15 marzo scorso, è stato salutato con ottimismo anche dalle organizzazioni sindacali che però non nascondono le loro preoccupazioni. In 40 giorni di indagini i vertici Eni, dopo avere annunciato il fermo tecnico dell’unica linea produttiva, avevano firmato un protocollo d’intesa con i segretari sindacali per «imporre» un periodo di ferie ai dipendenti dell’indotto che operano nell’area interessata dalle indagini della procura. Un ulteriore campanello di allarme sulla questione occupazione, già ampliamente denunciato dai metalmeccanici con il subentro delle nuove imprese che gestiranno il contratto quadro delle manutenzioni. Oggi, dopo lo sciopero promosso la scorsa settimana, gli operai della Smim potrebbero tornare a protestare davanti i tornelli della fabbrica.
Come sottolineato dal procuratore Lucia Lotti, «dal momento del sequestro e fino ad oggi non si è mai interrotta l’attività sul luogo teatro dei fatti e il vincolo non ha comportato alcun ritardo nella esecuzione degli interventi necessari per il ripristino delle linee e per la loro riattivazione in sicurezza”. Non la pensava allo stesso modo Sergio Gigli, segretario nazionale della Femca Cisl, sorpreso dalla modalità di sequestro, “non avviene in nessuna parte del mondo e in Europa – aveva tuonato - ma soprattutto in Italia. Ovviamente la magistratura deve fare il suo corso e capire se ci sono state delle responsabilità, tuttavia in altre realtà sequestrano e tagliano i tubi incriminati. Nel frattempo, come gestiremo i lavoratori? È chiaro che se la raffineria si ferma – prosegue l’esponente della Femca - i lavoratori dovranno necessariamente stare a casa. Non solo quelli del diretto ma tutti quelli che ruotano attorno al regime del sistema appalti. L’indotto rappresenta il maggiore numero di operai. Mi domando se si è capito cosa significa caricare quel petrolio che si produce ancora a Gela per farlo raffinare in altre realtà». In verità, dalla denuncia di Gigli a oggi, sono già dodici le petroliere che hanno caricato il greggio estratto in città per trasferirlo in raffinerie presumibilmente tedesche.
«Dopo le manutenzioni e il riavvio della produzione il greggio deve restare nel sito Gela – sottolinea Francesco Emiliani, Femca Cisl provinciale - . Sono circa 12 le petroliere salpate dal porto isola. Bisognerà fare chiarezza anche per il rilascio dell’Aia, questa situazione potrebbe inficiare gli investimenti. Martedì avremo un incontro con i vertici dell’azienda Eni». «Il dissequestro libera il cuore pulsante dell’intera produzione – conclude Silvio Ruggeri, Uiltec - . Non posso che esprimere tutta la mia soddisfazione davanti alla scelta effettuata dai magistrati».

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