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Caltanissetta: alla sbarra il «figlio violento»

CALTANISSETTA. Maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona. Sono le imputazioni da cui è stato chiamato a difendersi il trentunenne Giuseppe La Mantia (difeso dall’avvocato Michele Micalizzi). Il sequestro di persona si sarebbe consumato ai danni della madre, i maltrattamenti tanto a lei quanto ai danni del fratello. E attualmente l’imputato, in regime di custodia cautelare, è affidato ad una comunità terapeutica di Gela per patologie psichiatriche. Lui quattro anni fa è stato raggiunto da un precedente provvedimento, con cui gli è stato imposto l'allontanamento dalla casa di famiglia ed il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dagli stessi parenti più stretti. Ma è nel maggio dello scorso anno che la situazione è precipitata oltremodo, tanto da alimentare una ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita dai carabinieri. Era il 17 maggio dello scorso anno. Quando le indagini dei militari sono approdate ad una netta svolta. Perché gli episodi ”incriminati”, quelli che hanno dato vita all’arresto, risalivano ad un paio di mesi prima. È stato allora che il giovane si sarebbe reso ancora una volta autore di forte escandescenza in casa. Ma quella sarebbe stata la punta dell’iceberg di una situazione - indicata dagli stessi parenti come insostenibile - che andava avanti da diverso tempo. Anche se ieri, dal controesame dei testi da parte della difesa, è emerso che dopo la morte del padre le condizioni di salute del giovane, sotto il profilo psichico, sarebbero fortemente peggiorate. Ieri, al cospetto del giudice Giuseppina Ferlito sono stati chiamati a deporre la madre ed uno dei fratelli dell’imputato, oltre ad un sottufficiale dei carabinieri. I familiari di La Mantia hanno spiegato «che era un violento, soprattutto se sotto l’effetto di alcol e droga, in quel caso sfasciava tutto in casa, mobili compresi».
L’imputato - secondo la tesi accusatoria che è stata alla base del suo arresto - avrebbe sequestrato la madre rinchiudendola in cucina e, armato di spranga, avrebbe minacciato lei stessa e il fratello. La Mantia, anche se dal punto di vista processuale non è emerso, in passato ha subito più ricoveri in strutture psichiatriche, tra case di cura e comunità terapeutiche. E tutt’oggi v’è affidato in custodia cautelare. Vi. F.

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