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Serradifalco, dalla Regione pronti 15 milioni di euro per bonificare le ex miniere

SERRADIFALCO. Quindici milioni di euro per la bonifica in tre miniere dismesse. Si tratterebbe di primi interventi finalizzati all’eliminazione dei materiali inquinanti, a cominciare dall’amianto, che si troverebbero all’esterno dei siti di Palo 1 e Palo 2 e di Bosco. In quest’ultimo, in particolare, potrebbero seguire quelli di eliminazione degli scarti della lavorazione depositati all’esterno, vicino alla provinciale per Mussomeli. I tre siti sono tutti quanti nel territorio di San Cataldo, a pochi chilometri da Serradifalco. Per ognuno coraggiosi politici e tecnici denunciano l’inquinamento che produrrebbero. Ad annunciare il finanziamento sono giusto due di loro: il presidente della Commissione miniere dismesse dell’Unione regionale provincie siciliane, Giuseppe Regalbuto, e il responsabile delle politiche ambientali del Tavolo unico di regia per lo sviluppo e la legalità della provincia di Caltanissetta, Totò Alaimo. Quest’ultimo definisce la bonifica “il frutto degli studi compiuti dal biologo Roberto Santo Pace e dal geologo Angelo La Rosa, del convegno sul tema organizzato un anno fa dal presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante e, probabilmente, delle indagini svolte da Procura e Dia”. Investigazioni avviate dopo il ritrovamento, nell’ottobre del 2012, da parte dello stesso Alaimo, di documenti, che farebbero sospettare un traffico illecito di rifiuti ospedalieri, in una villetta abbandonata sulla strada per l’ex miniera “Bosco”.
Comunque sia, la Regione ha già appaltato i lavori di bonifica dei siti di “Palo 1” e “Palo 2”, per dieci milioni di euro, all’impresa “Ares srl”. Per l’ex miniera “Bosco”, invece, la gara d’appalto deve essere ancora espletata. Con le stesse modalità di quella portata a termine per la miniera di Pasquasia, nell’ennese. Anzi, sono giusto i cinque milioni di euro avanzati dal ribasso d’asta di questa gara che saranno utilizzati per avviare i lavori di bonifica a Bosco.
Nella quale il ritardo, rispetto agli altri due siti, con cui sarà svolta la gara è dovuto al fatto che, prima, si attendevano i risultati dello studio e dell’analisi ambientale commissionate alla ditta “Cada snc” e da questa trasmesse lo scorso 30 dicembre. «I dati sono stati girati dal Dipartimento regionale bilancio e tesoro all’Università di Palermo perché, sulla base di una convenzione, valuti la possibilità di effettuare interventi per una restituzione ad altro utilizzo del sito», informa Alaimo. Il quale esclama infine: «E pensare che c’è chi ancora sostiene che non ci siano prove certe di inquinamento, nonostante un decreto interministeriale del 2003 inserisca le miniere saline e di zolfo del distretto minerario di Caltanissetta in un piano “finalizzato alla bonifica e al recupero ambientale di siti ex estrattivi al fine di superare le criticità ancora insolute dovute alla gravità dell’inquinamento, di tipo radioattivo!”».

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