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Combattimenti clandestini tra pitbull a San Cataldo: «Lottavano davanti a tanti spettatori»

SAN CATALDO. Lottavano all’ultimo sangue dentro un vecchio casolare, con attorno un chiassoso pubblico fuggito all'arrivo degli agenti. In quella sorta d'improvvisata arena due pitbull stavano combattendo per quattrini. Quelli che spettatori di pochi scrupoli - secondo l’accusa - avrebbero scommesso sull’uno o sull’altro cane. Lì, pronti ad azzannarsi magari fino alla morte per quell’assurdo spettacolo. Questo lo scenario tracciato dagli inquirenti e che ha trascinato alla barra due giovani. Sono il ventiquattrenne Davide Parisi ed il ventitreenne Elia Di Gati (difesi rispettivamente dagli avvocati Maria Francesca Assennato, Giovanni Di Giovanni e Torquato Tasso) chiamati sul banco degli imputati per rispondere di maltrattamento di animali. Quello di cui si sarebbero resi autori quel pomeriggio di gennaio di tre anni fa, quando i poliziotti sono piombati nella zona d’Imera dove sarebbero stati organizzati, quel giorno, combattimenti tra cani. È da intercettazioni telefoniche che gli investigatori lo hanno scoperto. E ieri tre di loro, che quel giorno hanno partecipato al blitz, hanno ricostruito lo scenario che s’è presentato allora ai loro occhi. Asserendo che nel momento in cui sono arrivati, due cani, più in dettaglio due pitbull di colore marrone, stavano combattendo in un vecchio casolare. Tutt’intorno v’erano spettatori. Ed è stato un fuggi fuggi generale nel momento in cui sono arrivate le volanti di polizia. Sono stati anche bloccati e identificati i due giovani - adesso imputati - che avrebbero ammesso, allora, che i cani erano loro. Ma quelle dichiarazioni ai fini processuali sono inutilizzabili. Anzi, ieri, Parisi ha negato che i cani stavano combattendo. «Eravamo lì - è stata la sua versione in aula - soltanto per farli passeggiare... era una zona in cui potevano lasciarli correre liberi senza rischi».  

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