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Mafia «spogliata» dei beni a Caltanissetta

Case e terreni del boss Terminio assegnati. Andranno ad una «coop» che si occupa della riabilitazione dei disabili

CALTANISSETTA. Un iter lungo e complesso durato quasi tre anni prima di assegnare in via definitiva ad una cooperativa sociale i beni confiscati alla mafia. Un lungo percorso iniziato nel 2011 che si è concluso solo qualche giorno addietro e solo in parte. In parte perché l’originario provvedimento che prevedeva l’assegnazione di beni, tra case e terreni confiscati a Cataldo Terminio ed alla moglie, è stato modificato, sottraendo dall’originaria assegnazione dei beni al comune, una parte della proprietà. Dopo la confisca dei beni di proprietà di Piddu Madonia, un villino, con la pertinenza del terreno, in via Santo Spirito, assegnato ad un’associazione, questo è il secondo dei beni che già fanno parte del patrimonio comunale che viene ufficialmente assegnato ad una cooperativa sociale che si occupa della riabilitazione dei disabili. Proprio sull’assegnazione di questo patrimonio al Comune sui tempi previsti per le relative gare di appalto, il sindaco Michele Campisi qualche anno addietro ha messo il dito sulle lacune procedurali in occasione del bando per assegnare un'azienda agricola in contrada Trabona ritenuta di Bernardo Provenzano (confiscata a Giuseppe Palazzolo che venne arrestato a San Cataldo), che era fermo da mesi, perché l'Urega non aveva completato l'iter burocratico. E prima ancora una lunga attesa si era resa necessaria per la definizione del bando da parte dell' ufficio regionale gare d'appalto che è oberato di istanze anche perché subito dopo che erano stati designati i componenti della commissione, uno di essi aveva rinunciato, vanificando tutto. Anche in questo caso, con l’iter concluso appena qualche giorno addietro, sono passati diversi mesi prima che il bene confiscato venisse assegnato ed utilizzato per finalità sociali. Tutto dipenderebbe dall'eccessivo numero di gare d'appalto che si trova a gestire l'Urega, l'ufficio regionale per le gare d'appalto che è la stazione appaltante scelta dal Comune per assegnare i beni confiscati. Una procedura "aggravata" (la legge consentirebbe anche delle gare più snelle), che il sindaco e l'amministrazione a suo tempo hanno scelto per maggiore garanzia. Adesso a distanza di quasi tre anni è arrivata la delibera di assegnazione definitiva di due porzioni di terreni (il fabbricato con annesso terreno agricolo è stato restituito all’agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia) entrambi in contrada Innigreco Pignataro.

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