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Campo profughi, situazione esplosiva Lotte fra etnie e proteste continue

Pian del Lago, gli immigrati attendono dalla fine di giugno che giunga la commissione da Siracusa per potere ottenere il permesso di soggiorno

CALTANISSETTA. Cittadini somali da una parte, pakistani e afghani dall'altra. Comincia a diventare difficile al Cara di Pian del Lago la convivenza fra gente di diverse etnie accomunata solo dalla rabbia per non essere stata a distanza di mesi sentita dalla commissione territoriale chiamata ad esaminare centinaia di richieste per la concessione dell'asilo politico. Su tutto il resto, però, il disaccordo è totale. Si spiegano così le scaramucce, a volte anche le botte, che si accendono al centro accoglienza richiedenti asilo di Pian del Lago diventato negli ultimi giorni una polveriera. Con i somali si schierano, ma non sempre, i cittadini etiopi mentre pakistani e afghani fanno fronte comune ed a volte, come è accaduto negli ultimi tempi, basta poco per accendere risse gigantesche sedate dalla polizia presente con un presidio permanente in una struttura senza barriere dalla quale si può uscire e rientrare liberamente pur nel rispetto degli orari (7-23). Il Cara è un centro dove vengono dirottati gli stranieri, delle più svariate nazionalità, che approdano sulle coste dell'isola dopo drammatiche traversate e quando arrivano nel capoluogo dopo una brevissima sosta al centro identificazione (Cid) avanzano sistematicamente la richiesta di asilo politico. La maggior parte arriva da paesi stremati dalla fame, altri invece scappano dalle guerre. Gente disperata come quella che si trova da mesi a Pian del Lago dove, purtroppo, le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato si sono fermate dopo lo scioglimento della sezione nissena (appendice della commissione territoriale di stanza a Siracusa) che provvedeva a smaltire una mole non indifferente di richieste e concedeva permessi provvisori di soggiorno.La sezione ha esaurito il suo compito il 30 giugno e non è stata più ricostituita, determinando una situazione d'impasse che sta provocando diffuso nervosismo fra i 450 ospiti del Cara, tutti in attesa quantomeno del permesso per potere spostarsi liberamente sul territorio italiano e magari trasferirsi in zone del nord economicamente più avanzate. Una situazione di malessere esplosa fragorosamente la prima volta verso la fine di luglio con un prolungato blocco stradale sulla provinciale 5 che aveva preso in contropiede anche le forze dell'ordine sorprese da una iniziativa senza precedenti. A quella protesta ne sono seguite altre, più o meno plateali, come quella di domenica e prima ancora quella di un gruppetto di somali ed eritrei che si era messo a bivaccare a due passi dalla linea. Una emergenza continua alla quale negli ultimi giorni si è aggiunta quella, non facile da gestire, che porta immigrati a darsele nel chiuso dei padiglioni dove sono ospitati per motivi legati ad una difficile convivenza. Orientamenti politici e religiosi diversi spingono gli extracomunitari a surriscaldarsi e a picchiarsi e in questo i più "vivaci" sembrano somali, pakistani e afghani.

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