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Gela, prete in sit-in davanti all'Eni: "Date lavoro ai deboli"

GELA. Un prete di Gela, don Luigi Petralia, parroco antimafia di «Santa Lucia» e confessore del presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha voluto manifestare, stamani, con un sit-in davanti alla raffineria dell'Eni, il sostegno della chiesa ad alcuni dipendenti dell'indotto «lasciati fuori dal ciclo produttivo - denuncia il sacerdote - per una sorta di pulizia etnica».
«Le ditte che assorbono il personale di altre aziende, chiuse o trasferite - afferma il prete - stanno lasciando fuori le persone più deboli e quelle non gradite: un invalido, il familiare (incensurato) di un detenuto, un anziano non ancora in età pensionabile, un ammalato e altri, che non hanno di che vivere per sè e per le proprie famiglie».
«Chiediamo per loro lavoro e giustizia, ma nel contempo cerchiamo di capire qual è il criterio adottato, che giustifica la riassunzione di tutti i dipendenti di imprese come la ex Cedis o la ex Corima, tranne pochissimi». Vicino a don Luigi anche il responsabile locale del circolo dell'associazione antimafia «Libera» di don Ciotti, Giuseppe Spada.
«Siamo qui - dicono don Petralia e Spada - per dare voce a chi non ne ha e per prevenire atti inconsulti di gente disperata, per la quale, dopo, magari scatta la solidarietà pelosa e ipocrita di chi poteva intervenire e non l'ha fatto». Il parroco di Santa Lucia ha detto che il suo sit-in di protesta mira a sensibilizzare i vertici aziendali e le autorità amministrative alla soluzione del problema. Non vuole però nè scioperi nè blocchi ai cancelli della fabbrica. Darà ai lavoratori della raffineria un nastrino rosso da legare al polso come gesto di solidarietà con i pochi operai discriminati e dimenticati. «Il rosso - sottolinea don Petralia - è il colore del martirio, il colore del sangue versato dalle vittime degli infortuni sul lavoro e da chi si è suicidato perchè senza occupazione». «Sangue che non vogliamo più vedere scorrere».

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