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Morì dopo una trasfusione di sangue: a giudizio in 7 tra medici e infermieri

Indagati a vario titolo per presunte responsabilità nel decesso dell’ex vigile del fuoco Angelo Giulietti

CALTANISSETTA. In sette, tra medici, infermieri e tecnici, sono oggi chiamati dal gup. Su loro pende una richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo, scattata sull’onda del decesso dell’ex vigile del fuoco Angelo Giulietti, morto nell’ottobre del dopo una trasfusione sbagliata.

A chiedere al gup Lirio Conti l’apertura di un procedimento a loro carico è il pm Maria Carolina De Pasquale. Richieste avanzata nei confronti dei medici Concettina Aurora Ingrascì e Calogero Vullo, dell’anestesista Angela Ferruzza, del responsabile del centro trasfusionale di San Cataldo, Santa Noto, dell’infermiere di Mussomeli, Salvatore Costanzo, del tecnico bio-medico Salvatore Fiorenza e del tecnico di laboratorio Filomena Morreale (difesi dagli avvocati Massimo Dell’Utri, Giuseppe Panepinto, Emanuele Limuti, Antonio Impellizzeri, Giacomo Butera, Maria Giambra, Michele Costa e Maria Elisa Braccioforte). Mentre i familiari della vittima (assistiti dagli avvocati Sergio Iacona e Sonia Costa) sono parte civile.

Tra accusa e difesa s’è già innescato un braccio ferro iniziato nel momento in cui la difesa ha chiesto la nullità degli atti nei confronti degli indagati, perché hanno ricevutola notifica relativa all’esame autoptico sul pensionato solo dopo esser stato effettuato.

E il Gip ha accolto in relazione a quattro posizioni, rigettando per altre tre. Così da rimandare gli atti alla procura che, nel frattempo, ha disposto una nuova perizia. Una consulenza medico-legale tesa a verificare le sospette responsabilità di coloro che sono stati tirati in ballo per quello che è stato etichettato come un macroscopico e, purtroppo, fatale caso di malasanità. Legato al decesso di Giulietti morto nell’ottobre di quattro anni fa dopo una trasfusione errata. Dapprima all’ospedale «Longo» di Mussomeli gli sarebbe stato inoculato sangue di gruppo «A», piuttosto che di gruppo «B», giunto dal centro trasfusionale di San Cataldo. Due un calvario di un paio di settimane il pensionato è morto all’ospedale «San Giovanni» di Dio di Agrigento.

A quel punto i familiari si sono rivolti alla procura per fare chiarezza. E l’inchiesta, dal punto di vista processuale, è ancora in attesa di una prima svolta, legata a quelle che saranno le decisioni del gup.

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