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Gela, l’indotto si rivolge alla Chiesa

Salta l’atteso vertice e i lavoratori di Pro Control e Comeco decidono di attuare un sit-in davanti ai cancelli

GELA. Quella di ieri mattina doveva essere una riunione decisiva per le sorti di molti lavoratori dell’indotto Eni. Il nulla di fatto prodotto dall’assenza di alcune delle parti, convocate al centro direzionale Asi di contrada Bucazzi, ha scatenato la rabbia degli operai che attendevano risposte sotto la pioggia battente. Una trentina di ex dipendenti Procontrol e Comeco, così, ha organizzato, in pochi minuti, un presidio di protesta davanti agli uffici amministrativi della multinazionale.

“Da quì – dice Matteo Peritore – non andiamo via fino a quando non riavremo i nostri posti di lavoro che ci sono stati, ingiustamente, sottratti”. Un gruppo di loro si è addirittura rivolto a Don Luigi Petralia, parroco del quartiere Santa Lucia, per avere un’interlocuzione con gli imprenditori che fanno capo a Confindustria provinciale. Al momento, però, nulla sembra potersi sbloccare. “Oramai – dice Carmelo Spadaro – non siamo più dipendenti di nessuna azienda. Siamo fantasmi. Ci trattano come appestati. Dopo una vita in questa fabbrica, mi si dice che verrò riformato. Ma cosa dovrei fare a quasi sessant’anni?”.

La rabbia è alta: non risparmia neanche i sindacati, giudicati troppo deboli nella trattativa. “Ci prendono in giro – si sfoga Rocco Farruggia – in fabbrica sono rientrati tanti miei ex colleghi della Comeco, anche ragazzini. E io con due figli e una moglie a carico non vedo un soldo da undici mesi”. Per gli ex operai della cooperativa, infatti, la cassa integrazione sta per concludersi, con lo spettro della mobilità sempre in agguato: ma, fino ad oggi, neanche una mensilità gli è stata pagata. I lavoratori hanno deciso, tutti insieme, di non allontanarsi dallo spiazzale degli uffici amministrativi dell’Eni: chiedono un incontro urgente con il prefetto Carmine Valente. Nessuno esclude azioni ancor più plateali.

“Giocano con il nostro futuro – aggiunge Rosario Cannì – senza alcuna trasparenza. Perché, ad esempio, durante l’intera fase di trattativa non ci è stato consentito di partecipare con una nostra delegazione?”. Gli oltre trenta ex dipendenti Comeco attendono, praticamente dallo scorso febbraio, la possibilità di essere riassorbiti come è già capitato a sessanta loro colleghi. I sette ex Procontrol, invece, non riescono ad avere risposte definitive dalla dirigenza della Nuova X Gamma che, almeno sulla carta, li avrebbe dovuti assumere. Questa mattina, gli operai saranno nuovamente davanti agli uffici Eni: se la situazione non dovesse mutare, potrebbero fare tappa anche al palazzo di giustizia.

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