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Europa unita: dal mito alla profezia - La Russia non è Putin!

Il presidente russo Vladimir Putin presiede un meeting in videoconferenza con uomini d'affari italiani

Il momento non sembra propizio, date le tensioni attuali e reciprocamente minacciose tra Stati Uniti d'America/Nato e Russia in seguito allo schieramento dell'esercito al confine ucraino...; e gli interventi destabilizzanti del regime di Putin (persecuzioni degli  oppositori, spionaggio, mire espansionistiche...) tendono a spegnere  ogni pensiero che ipotizzi un futuro di democrazia; ciononostante, ci permettiamo di prospettare la possibilità che il popolo russo possa, prima o poi, far parte dell'unica Europa.

Siamo troppo abituati agli assetti geopolitici che, fin dall'infanzia, ci sono stati proposti per potere prendere le distanze e ripensare in maniera diversa la carta geografica, che in verità risente delle condizioni recentemente imposte dalle ultime guerre.

Ma se volgiamo lo sguardo indietro o se ci sbilanciamo in avanti con uno slancio profetico, potremmo fare la gradita scoperta che l'Europa, consegnataci fin dall'antichità dal mito, o l'Europa che potrebbero sognare i nostri giovani, non si esaurisce con gli stati della Comunità Europea.

Il mito di Europa (donna "dagli occhi belli") della quale si invaghisce Giove, che decide di possederla, evoca probabilmente la storia di un continente che, per il suo fascino, ha propiziato l'invasione delle genti provenienti da Oriente, determinando  quel continuum di coltura e cultura, che ha costituito la base portante della nostra civiltà. Jared Diamond (Armi, acciaio e malattie, Einaudi, Torino 2014) mostra come il passaggio dalla caccia alla coltivazione della terra e all'allevamento del bestiame ha portato alla conseguente sedentarietà e organizzazione socio-politica, che ha caratterizzato la fascia indoeuropea cosiddetta della "terra fertile".  La Russia, l'Armenia, i Balcani erano compresi come territori coinvolti  negli scambi economici, culturali, religiosi con le altre popolazioni del continente europeo. Per esempio, è risaputo, quanto nel Settecento, artisti e architetti italiani abbiano dato il loro contributo determinante in città come S. Pietroburgo; come è altrettanto risaputo il grande influsso che i grandi romanzieri russi (e perché non ricordare anche i teologi ortodossi della diaspora) hanno avuto nella cultura delle nazioni dell'attuale Europa. Parimenti, non andrebbe sottovalutata la connotazione unitaria dell'identità Cristiana, che dal quarto secolo in poi ha connotato l'Europa pur con le diverse confessioni cattolica, ortodossa e protestante.

Se poi volessimo dare uno sguardo in avanti a partire dall'attuale situazione, dovremmo cominciare a pensare che non ha senso la Comunità Europea senza la Russia e, viceversa, non ha senso la Russia senza la Comunità europea. La nostra posizione non è allineata con quella che, per motivi militari o per ripicche economiche e socio-politiche, attualmente vorrebbe far gravitare la Comunità Europea esclusivamente nell'area degli Stati Uniti d'America e spingere la Russia nell'aria di influenza cinese. Certamente, avvertiamo la difficoltà dei diversi percorsi che Europa e Russia hanno vissuto nei decenni precedenti e il diverso esito che hanno conseguito: la Comunità Europea è approdata al sistema democratico, mentre la Russia è approdata a un sistema di demokratura. Ciononostante, siamo convinti che quanto più la Russia sarà pensata come europea tanto più la monoliticità del regime potrà aprirsi, progressivamente, agli ideali di libertà e alla complessità della modernità; e, viceversa, quanto più la Comunità Europea si aprirà alla Russia tanto più potrà imparare dal popolo russo l'esperienza di essere un popolo variegato, pur con le diverse connotazioni regionali, ma con le sue grandi doti di laboriosità, di pazienza, di tenacia e di una particolare religiosità. Aprendo i confini e dando spazio all'unica Europa, si darebbe spazio non solo a nuovi scambi commerciali e culturali, ma si alleggerirebbe il peso (non solo economico) dell'arsenale militare russo a vantaggio di un solo esercito europeo, rappresentativo di tutte le nazioni, solo con compiti di deterrenza (nell'attesa che gli eserciti vengano progressivamente aboliti a favore di una sola forza equilibratrice delle Nazioni Unite).

Se ciò potesse avvenire, sul piano politico l'Europa unita potrebbe fare da ago della bilancia tra i paesi asiatici e il mondo americano; sul piano economico e culturale sarebbero favoriti gli scambi delle risorse prime e delle tecnologie senza alcuna conflittualità, oltre che la reciproca fecondazione delle grandi tradizioni culturali; stiamo sognando a occhi aperti che si possano incontrare e 'contaminare' espressioni artistiche degli Andalusi con quelle dei Cosacchi, che si possa realizzare una orchestra giovanile e un balletto rappresentativi di questa possibile Europa unita e così via...
L'unificazione della Germania, per quanto difficile sia stata, è il precedente più significativo del superamento delle precedenti condizioni (politiche, economiche, culturali e religiose). Non si tratta di cose semplici, piuttosto di processi lunghi e che richiedono pazienza; intanto è importante che si cominci a mettere a tema questa prospettiva; che potrebbe trovare un terreno propizio nella identità pluralistica, ad un tempo, laica e cristiana. In particolare, per l'aspetto cristiano potrebbe ipotizzarsi un Concilio inter-confessionale (cattolico, protestante e ortodosso), che abbia la benedizione comune del vescovo di Roma, del patriarca di Mosca e del vescovo luterano della Svezia, pronti tutti...  a festeggiare brindando con vino, Vodka e birra!

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