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Un futuro da supereroi per l’addio all’anno più brutto

Questa è la storia di un anno che non vorrai mai rivedere. Così Stephanie Zacharek apriva l’articolo guida di Time, il celebre settimanale americano che quindici giorni fa approdava nelle edicole con una copertina storica: una grande croce rossa su un 2020 in grassetto nero e un titolo senza fronzoli: The worst year ever.
Il peggior anno di sempre va dunque agli archivi. Lasciando in eredità un pesante fardello, che ha scombussolato la vita di un intero pianeta ed è destinato a incidere e condizionare pesantemente il futuro, non solo prossimo, dell’umanità tutta. In appena un anno è stata riscritta la storia contemporanea, è stata aperta un’era, si è imboccata una via che saremo chiamati a percorrere ancora a lungo.

In un modo o nell’altro, forse per sempre, come supereroi superstiti di un day after, in un ribaltamento di abitudini e vezzi, in un rimodulamento di sogni e illusioni, con cui saremo chiamati a convivere. E da cui saremo chiamati a ripartire.

Ripartire, già. Questo fine anno ha aperto un piccolo squarcio di luce e speranza, ai cui lembi dovremmo aggrapparci tutti insieme, tirando il più possibile, se è il caso anche raddoppiando gli sforzi per sopperire all’inedia complottista e all’ignavia negazionista di chi ancora oggi prova a confutare l’inconfutabile.

Abbiamo vissuto 12 mesi che hanno avuto l’intensità e lo sviluppo di anni, lustri, generazioni. Sfioriva l’inverno nella paura dell’ignoto - forse dalla Cina, forse da chissà che - quando ci chiudevamo in casa inneggiando agli eroi in camice bianco e tappezzando i nostri balconi di arcobaleni e di "andrà tutto bene". A Bergamo le camionette dell’esercito si incolonnavano di notte per portar via i morti, mentre un gruppo di turisti lombardi a Palermo da settimane restava isolato in un albergo in centro, accuditi e coccolati dalla terrona solidarietà di cuore. Il Nuovo Coronavirus era fra di noi. Ed era solo l’inizio.

La primavera apriva a nuove speranze. Forse il caldo purificatore, forse la stanchezza di quelle quarantene di massa, forse la voglia di reagire a un nemico ignoto e ancora incompreso. E arrivava l’estate del liberi tutti, con gli eroi in camice bianco stavolta additati come Cassandre e menagramo, nei loro appelli disperati e inascoltati. È giunto l’autunno della recrudescenza, della tragedia, dell’incubo. Dell’Italia a tre colori, della rabbia oltre la paura. Non erano Cassandre, non erano menagramo. Avevano ragione loro. Finché gli albori del nuovo inverno agli sgoccioli di un anno maledetto ci hanno riconsegnato la bussola con cui individuare la via d’uscita. Teniamola salda in mano, sguazziamo meno nelle paludi dei social aperti a tutto e tutti, ragioniamo e vacciniamoci. Sì, vacciniamoci. Obbligatorio o meno che sia. E andremo incontro a un futuro. Da supereroi, sì.

Perché adesso bisogna davvero parlare di futuro. Un anno fa di questi tempi eravamo lì a dissertare su un governo nato gialloverde e diventato adulto giallorosso; del bruco Conte che si faceva farfalla strigliando in Parlamento - oltre ogni garbo e galateo istituzionale - l’ex semipadrino Salvini, con l’altro semipadrino Di Maio silente e ceruleo al suo fianco; della poca fiducia degli italiani nel futuro, certificata da sondaggisti di professione e respiratori dall’olfatto sensibile ai mutamenti sociali. Solo che non stava mutando l’aria. Stava mutando il mondo intero e non lo sapevamo ancora. Stava mutando la nostra vita. E non eravamo pronti, non eravamo preparati.

Lo tsunami 2020 si sta spegnendo. La risacca ci ha lasciati più poveri e più disillusi. Ma non rassegnati. Guai. Il Pil viaggia a percentuali ormai non più raffrontabili con nulla, l’isteria dell’assetto socio-economico globale non ha una logica razionale. Il gran ballo della politica passa in second’ordine. Pazienza se il governo in questo Paese tiene perché c’è ben altro a cui pensare che a una crisi parlamentare, nonostante le stilettate lanciate ieri dallo stesso premier agli alleati scomodi, in fondo meno credibili (le stilettate, o forse anche gli alleati, perchè no) perfino della sciocchezza delle bistecche comprate col reddito di cittadinanza; pazienza se Trump spagliaccia la sua sconfitta delirando intenti barricaderi alla Casa Bianca, che neanche nella fantasia degli ispiratissimi autori dei Simpson; pazienza se la Brexit spazzola via i sogni in felpa Erasmus di migliaia di giovani che all’Albione tornata oggi perfida guardavano per architettare il proprio futuro.

Potremmo star lì raccontare ancora di decreti anti Covid e politiche di ristoro, di dpcm criptici e ordinanze farlocche, di aiuti teorizzati e pasticci smascherati, di Recovery e Mes, di falchi e colombe, di pipistrelli e sciacalli. Guardiamo oltre il dito. C’è la Luna del nostro futuro da riconquistare.

Lo dovremo fare con consapevolezza e responsabilità. Con capacità di visione filtrata da cuore e cervello. E con meno miti e meno modelli da imitare e da cui farsi cullare. Citiamo in lugubre ordine di calendario e senza un apparente logica aggregativa, se non le corde delle nostre eterogenee emozioni: Giampaolo Pansa, Pietro Anastasi, Kobe Bryant, Kirk Douglas, Joaquin Peiró, Gianni Mura, Alberto Arbasino, Lucia Bosè, Luis Sepulveda, Little Richard, Ezio Bosso, Roberto Gervaso, Mariolino Corso, Pierino Prati, Ennio Morricone, Sergio Zavoli, Franca Valeri, Arrigo Levi, Gianfranco De Laurentiis, Sean Connery, Gigi Proietti, Stefano D’Orazio, Diego Maradona, Paolo Rossi, Pierre Cardin. E altri, altri, altri ancora. Il ventiventi ce li ha portati via per sempre, insieme a molti dei nostri affetti più cari. Speriamo non anche i baci, gli abbracci, la voglia di tornare a stare insieme e di programmare un domani migliore. Almeno tutto ciò andiamo a riprendercelo. Per gradi. Con coscienza. Senza rese. Come supereroi.

All’indomani del peggior anno di sempre, non possiamo che ripartire da questo. Anche nella Sicilia bistrattata della disoccupazione record, fra mazzettari incalliti e burocrazie manipolatrici. Anche nella Palermo disastrata e assuefatta, che sguazza nei suoi rifiuti e umilia i propri morti.

Buon 2021. Anno Primo dell’era post Covid.

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