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L'Italia, lo stress, le buone notizie

Lino Morgante

Settimana stressante per i «clienti» che frequentano il supermercato globale dell’informazione. Con una serie di notizie negative tale da annientare il morale del più ottimista degli ottimisti. Il coronavirus non ha dato tregua, diventando l'incubo ricorrente di tutti: mascherine protettive che vanno a ruba, disinfettanti di ogni genere in bella mostra negli scaffali di negozi e farmacie, pure in flaconi maxi per tutta la famiglia (cani e gatti compresi), ristoranti ed empori cinesi semivuoti, così come qualche classe a corto di studenti.

Il Festival di Sanremo ci ha regalato musica, ma anche il «preoccupante duello» verbale tra Tiziano Ferro e Fiorello, che per fortuna hanno subito rinfoderato il fioretto grazie a un bacio pacificatore. Resta, purtroppo, il dispiacere per Morgan e Bugo, rimasti su fronti contrapposti dopo l’improvviso abbandono da parte di quest’ultimo del palco, che li avrebbe dovuti vedere cinguettare insieme. Faranno pace, magari con una stretta di mano? E il pubblico sopravviverà, in attesa di buone nuove?

Amarezze pure per i tifosi juventini (e sono tanti), che dopo un gol del solito Ronaldo, reduce dalla serata sanremese, hanno incassato due gol dal Verona, vera rivelazione del Campionato. Anche in questo caso, aperture di pagina e di molti tg. Overdose di stress per tutti, lettori e telespettatori.

A ben guardare, però, rovistando tra gli «scaffali» del supermercato mediatico, si poteva trovare qualcos’altro, giusto per un’iniezione di buonumore. «The Spectator» ha pubblicato la classifica delle nazioni più influenti al mondo nel settore della cultura. Al primo posto c’è l’Italia, seguita da Francia e Spagna. La notizia è passata quasi inosservata, forse perché con la cultura non si... mangia. O, magari, perché noi italiani siamo un po’masochisti, ovvero enfatizziamo i nostri difetti e mai i pregi, in questo caso quelli legati alla nostra tradizione greco-latina che ci rende capaci di conciliare i saperi umanistici e la tecnologia, rispetto alla quale non siamo secondi a nessuno.

Sempre rovistando tra gli scaffali del supermercato mediatico, in proposito, alla data 5 febbraio, avremmo trovato una novità taumaturgica per l’umore. L’Eni ha realizzato il calcolatore industriale più potente del mondo, capace di 52 milioni di miliardi di operazioni al secondo! Ferrera Erbognone, in provincia di Pavia, è così diventata la Silicon Valley tricolore. Un ultimo... capoverso d’ottimismo. L’Enel, altra super azienda di Stato, è diventata la utility più gettonata dagli investitori di tutto il mondo, tanto da aver superato la soglia di 80 miliardi di capitalizzazione. Insidiando il primato della nordamericana Nexetra. Vi pare poco?

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