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Manovra bocciata dall'Ue, il costo dello splendido isolamento

E adesso che facciamo? Dichiariamo guerra all’Europa? O più semplicisticamente e sbrigativamente, visto che va tanto di moda in questi strani tempi, ce ne freghiamo? Oppure dobbiamo davvero sperare che sabato sera a cena Conte riesca a convincere Juncker, fra un filetto e un bicchiere di rosso, della solidità dell’impianto di una manovra che a Roma non intendono rivedere e che ha già fatto venire l’orticaria all’ingessatissimo establishment politico-economico europeo, nessuno escluso?

Già, perchè se è vero che la scontata bocciatura arrivata ieri non ha trovato impreparati i mercati, con lo spread rimasto ancorato a livelli comunque già pericolosamente alti, è altrettanto vero che lo splendido isolamento italiano non troverà sponde nei Paesi cosiddetti alleati. Dall’Austria all’Ungheria, nessuno fra i governi sovranisti-populisti sembra intenzionato a stracciarsi le vesti pur di spalleggiare il Bel Paese. Figurarsi gli Stati leader dell’Eurogruppo, dalla Francia alla Germania.

La conferma l’avremo entro un paio di settimane, col pronunciamento dei singoli Stati membri sul parere espresso dalla Commissione, propedeutico all’apertura della procedura d’infrazione. La questione rimane immutata, nulla è cambiato in un mese di cincischiamenti fra il primo altolà di Bruxelles e il verdetto di ieri. Come farà l’Italia a garantire l’auspicata crescita aggiuntiva? Chi pagherà il conto di una maggiore spesa in una situazione debitoria già parecchio consistente? L’Europa no di certo, a quanto pare. E nel frattempo passa dallo sterile al pericoloso l’atteggiamento di ostentata sufficienza – dentro e fuori i palazzi a tinte gialloverdi - davanti all’avanzata dello spread.

Ai livelli attuali, con i tassi sui buoni del tesoro decennali aumentati di oltre un punto percentuale, negli ultimi sei mesi si è volatilizzato un miliardo e mezzo in più del previsto, si potrebbero dissipare altri 5 miliardi nel 2019, fino a 9 nel 2020, addirittura 13 nel 2021, per restare al solo triennio di assestamento del deficit teorizzato dal governo. Numeri certificati da Bankitalia, non certo dal fronte d’opposizione parlamentare, peraltro oggi più che mai afono e sconnesso. Praticamente è come se la spesa per il tanto decantato (ma oggi ancora ipotetico) reddito di cittadinanza in due anni venisse divorata interamente dai maggiori interessi sul debito chiesti dai mercati.

E attenzione a prendersela con questi ultimi. I mercati li fanno gli investitori, che Salvini e Di Maio non mancano mai di additare come nemici speculatori, dimenticando però che è di fatto a loro che stanno chiedendo quattrini per realizzare in deficit le misure economiche promesse. Non basta. Siccome fra i maggiori detentori di bond pubblici ci sono le banche, se lo spread continua a crescere, il loro valore collassa, i bilanci degli istituti finanziari scricchiolano. E a meno che non ci si voglia davvero illudere di attribuire alle banche finalità assistenziali e patenti umanitarie come neanche nel più immaginifico dei fumetti di Topolino, è chiaro che i loro costi maggiori finirebbero per determinare una stretta su prestiti, mutui, finanziamenti, fidi o che dir si voglia, per famiglie e imprese.

Insomma, cosa dovremo aspettarci nei prossimi giorni? Poco, temiamo. Fra sei mesi si voterà per la nuova Ue. C’è chi intravvede strategie politiche portate all’estremo per identificare nell’Europa il male assoluto agli occhi dei propri elettori e chi invece, su sponde opposte, teorizza complotti e alleanze di sponda fra i guru della Ue e buona parte del fronte di minoranza politico italiano per sfrattare anzitempo i pentastellati dalle italiche stanze dei bottoni. In questi casi, si sa, le analisi hanno sempre diverse visioni prospettiche. Quel che è certo è che sotto questi possibili scenari da guerre stellari ci sono 60 milioni di italiani posti davanti a una situazione senza precedenti. E forse Salvini farebbe bene a evitare di ironizzare sull’arrivo delle letterine di Babbo Natale. Di questo passo, presto arriverà Babbo Natale in persona, con i sacchi vuoti. E se ne andrà via in piena notte con i sacchi pieni. Molto molto pieni.

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