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Europa sotto attacco, basta ipocrisie: le guerre devono essere combattute

«L’ incubo Isis unisce i Grandi». Così il Giornale di Sicilia titolava in prima pagina lo scorso 27 maggio, sopra una grande foto che ritraeva i protagonisti del G7 in posa nel teatro greco di Taormina. Sono trascorsi meno di 90 giorni, il califfato del terrore nel frattempo ha accusato il colpo di una guerra combattuta secondo canoni "tradizionali": schieramenti, territori, eserciti, armamenti.

Illudersi che questo basti è però folle. Perché è la guerra (o vogliamo continuare ad annacquare il lessico?) non tradizionale che l'Occidente non riesce a combattere, al punto che sta pericolosamente rischiando di perderla.

E i motivi sono molteplici: l'incapacità di fare sistema contro un nemico subdolo, impalpabile, forse disorganizzato ma proprio per questo ancora più minaccioso e incontrollabile; l'insussistenza di una reale unità di intenti delle diplomazie, ancora troppo parcellizzate e mirate solo a tutelare interessi parziali e territoriali; un ormai ipocrita e sterile autoriconoscimento di un valore di Civiltà che sarà anche illuminato, etico, moderno e liberista, ma che in troppi continuano a chiamare in ballo - impettiti Don Chisciotte delle sedicenti democrazie superiori - mentre si continuano a contare i morti.

Ogni giorno. Senza divise. Colpevoli solo di voler vivere. Dobbiamo continuare a oracolare nei congressi, nei talk show e sui social network che il terrorismo di casa loro non vincerà contro il Bene di casa nostra? Oppure sarebbe il caso di cominciare davvero a fare qualcosa di concreto, che non siano gli anatemi virtuali, le solidarietà di maniera o le fiaccolate del giorno dopo?

La sicurezza è oggi un concetto talmente etereo da non poter più essere considerata un fine ultimo. Garantirla del tutto è impossibile, basta un folle armato o alla guida di un camion e le vittime si contano a decine. Arrendersi a questa orribile realtà è però suicida. Ecco perché serve che l'Occidente scenda dal piedistallo dorato della sua mal difesa Civiltà e cominci a combattere una guerra anomala, a cui non appare ancora preparato.

Si cominci dalle complicità, dalle connivenze, dalle omertà, dagli interessi economici. Si punti il mirino contro la radice del terrorismo invece che inseguire singoli terroristi più o meno organizzati. E lo si faccia guidati da un interesse unico e unificante. Piangere i nostri morti con le sole lacrime dei nostri Valori non basta più. È una guerra. E la stiamo perdendo senza neanche combatterla.

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