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La guerra degli estremisti islamici

La gravità dell’attacco alla Francia richiedeva la convocazione urgente di un vertice Ue

Avevamo scritto fin dal primo giorno che la strage in redazione a Parigi non era un semplice atto di terrorismo ma un gesto di guerra. Gli ultimi giorni hanno confermato l’analisi: i due assalitori sono riusciti a tenere in scacco tutta la polizia francese. Ad un certo punto sembrava che di loro si fossero perdute le tracce lasciando sospettare coperture e protezioni diffuse.
Il dubbio è diventato sostanziale certezza con il secondo assalto nel negozio kosher dove un altro combattente islamico - collegato ai primi due - ha fatto strage di ostaggi.

Sono emersi poi elementi sul coordinamento tra i tre terroristi. La narrazione dei lupi solitari che colpiscono senza collegamenti si sta dimostrando una tragica favola. Nel frattempo i guerriglieri di Boko Haram, altra costola dell’estremismo islamico, hanno conquistato una vasta area nel nord est della Nigeria uccidendo duemila persone. Un gesto di guerra, non certo semplice terrorismo.
Dinanzi ad un’offensiva di queste dimensioni sarebbe stato lecito attendersi una risposta più decisa. Soprattutto da parte dell’Unione europea. Invece non è successo assolutamente nulla. I vari governi hanno spedito a Parigi i consueti messaggi di solidarietà. Atti dovuti. Nulla, invece, che faccia pensare ad una risposta politica contro atti di guerra così efferati. La gravità della situazione avrebbe suggerito la convocazione di urgenza di un vertice. Invece non è successo nulla. Solo ora, a cose fatte, si apprende di una prossima riunione convocata a Parigi. Una sottovalutazione che preoccupa e, soprattutto, e che è un alimento per la vasta opinione euro-scettica. A che cosa serve un’Unione Europea che non riesce a costruire un argine comune nemmeno dinanzi alla minaccia di una guerra?

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