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Emergenza discariche, accelerare sui metodi alternativi

Ogni anno la Sicilia produce circa due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti, ma non ha mai saputo trovare un’alternativa allo smaltimento in terra

Un mese fa si è reso necessario in Sicilia l’ennesimo provvedimento di emergenza per chiudere alcune discariche ritenute fuori norma; un mese dopo non è successo nulla ed ora, che abbiamo riempito anche le altre discariche, che si fa? Un altro viaggio della speranza a Roma. Ogni anno la Sicilia produce circa due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti, ma non ha mai saputo trovare un’alternativa allo smaltimento in terra, fino al punto da essere la prima regione italiana per la quota di rifiuti conferita in discarica, il 93%, mentre la regione a noi più vicina, la Calabria, si ferma al 71%.

Del resto, la discarica ha finito con l’accontentare un po’ tutti. Va bene agli amministratori locali che non devono azzannarsi il cervello per organizzare uno straccio di differenziata; va bene ai sindacati, interessati a salvaguardare l’abnorme livello di addetti al comparto (oltre 12 mila) a prescindere dagli effetti sull’ambiente; va bene alla criminalità che nel caos dei rifiuti trova ricche opportunità di business; va bene alla Regione che può evitare di impegnarsi in un «faticoso» Piano rifiuti.
Il Governo Renzi ha più volte manifestato l’intenzione di demolire il sistema delle società controllate da Regioni e Comuni; non ci siamo ancora, ma se un giorno accadesse potremmo sperare in una soluzione reale del problema rifiuti, affidando con gara la raccolta e lo smaltimento ad un’impresa privata e lasciando al pubblico soltanto i controlli sulla gestione. Ci sarebbero forse meno voti da scambiare, salterebbero qualche migliaio di poltrone di sottogoverno, verrebbero potate un bel po’ di consulenze, ma in compenso avremmo qualche chance in più di vivere in un ambiente pulito.

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